MARIA, MADRE DI DIO
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EUROPA

CAPPELLA DEI MARTIRI DEL XX SECOLO DELLA PARROCCHIA A LJUTOMER [2007]

Indirizzo
Miklošičev trg 3 - 9240 Ljutomer, Slovenia
Telefono
Parola chiave
Madonna del Melograno, MARIA MADRE DI DIO, S. Martiri del XX secolo, SANTI E BEATI

 

 

 

 

 

Nell’aprile 2007 sono stati realizzati i mosaici della parete absidale raffigurante Cristo nei martiri del XX secolo e sulla parete di fondo la Madonna del melograno.

 

 

CAPPELLA DEI MARTIRI
 

Si tratta di una cappella dedicata non a uno in particolare, ma a tutti i martiri del XX secolo.
Quest’idea dei martiri del XX secolo stava molto a cuore a Giovanni Paolo II, così da istituire una commissione per lo studio della questione, convinto che la Chiesa deve fare il possibile per sviluppare la venerazione dei martiri dell’ultimo periodo della nostra storia. La cappella di Ljutomer viene incontro a questo desiderio di Giovanni Paolo II.
Nei primi secoli, i cristiani ritenevano che, dal momento che noi riceviamo il dono dello Spirito Santo che ci dà l’amore e la vita del Padre, noi possiamo donare la nostra vita. Perciò il martire è espressione della vita divina, poiché la sua relazione con il Signore è più forte della sua stessa vita. La fonte della vita è solo nel Signore. La vita, che riceviamo con il battesimo e che ci innesta in Cristo, la possiamo compiere solo in virtù di un amore così forte, come era l’amore con cui Cristo amava. Noi possiamo diventare un altro Cristo, se camminiamo sulla stessa via dell’amore, per la quale è passato Lui, cioè se passiamo attraverso il mistero della Pasqua.

Cappella
Veduta d’insieme
Aprile 2007

 

L’amore vive nella storia in modo pasquale. L’amore si realizza in modo da vincere mentre sta perdendo, guadagnare mentre sta donando, vivere mentre sta morendo. E questo è Gesù Cristo. Quando il cristiano riceve la vita nuova, cioè la vita innestata in Cristo, è capace di amare in modo divino. Perciò i primi cristiani, in un certo senso, desideravano il martirio, desideravano questo mistero pasquale. Donare il proprio corpo, la propria vita, rappresentava per loro l’unica sicurezza di essere veramente entrati nel corpo glorioso di Cristo, allo stesso modo del seme che cade nella terra: se non muore, non porta frutto. Perciò vedevano il senso della propria vita nel saper morire, sapendo che così facendo sarebbero vissuti. Si tratta della sapienza di morire per amore. E non c’è amore più grande di quello che può essere identificato con l’amore di Dio, cioè con l’amore realizzato da Cristo. Perciò la Chiesa crede che nel martire si realizza Cristo. Il martire è come un indicatore di Cristo. Dove c’è il martire, lì c’è la Pasqua di Cristo e noi siamo contemporanei a Cristo.

A partire da questa visione, il mosaico voleva far vedere in che modo Cristo moriva nel XX secolo. Il martire è già l’uomo nuovo che è cresciuto fino alla maturità di Cristo. Perciò riconosciamo nei martiri il volto di Cristo e lo vediamo mentre sta ai lavori forzati, con gli occhi bendati pronto alla fucilazione, con la bocca imbavagliata mentre subisce interrogatori violenti, nei campi di concentramento. Queste immagini ci fanno vedere come Cristo soffriva nel XX secolo. I martiri sono disposti in forma di croce. La croce è la forma più semplice e più convincente dell’incontro: due linee si incontrano radicalmente. I Padri dicono che il mondo è stato già creato in forma di croce, così che la croce appartiene all’identità stessa del mondo e dell’uomo. Perciò i martiri sono messi su questa croce. Tuttavia a noi non interessa la croce come tale, ma il Crocifisso. La croce ha un significato profondo, perché su di essa c’è il Crocifisso. Sulla croce si è realizzato l’incontro tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e l’uomo, perché Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, si è dato nelle nostre mani fino al punto che potevamo crocifiggerlo. Perciò al centro della croce c’è il Volto di Cristo, un volto molto luminoso. Cristo è vestito di un abito bianco. Si tratta del Cristo dopo la Pasqua. Non si sottolinea il suo trionfo, ma il suo passaggio attraverso la morte. E Cristo ben conosce il dolore che noi sentiamo e portiamo, perciò ci guarda con misericordia. Ogni uomo porta il suo dolore e ogni uomo cerca la misericordia.

Le altre figure – gli altri “Cristi”, i martiri – sono disposti nei quattro angoli della croce secondo l’antica tradizione per cui in ogni braccio della croce è raffigurato anche un altro mistero. Lo sfondo di questi “Cristi” è l’oro ramato, che mostra come in qualche modo si stia spegnendo la luce dell’uomo-persecutore, la luce dell’amore, e come poi questa luce si riaccenda di nuovo nell’amore di Cristo. Il persecutore spegne l’umanità in se stesso, non in colui che sta martirizzando. Il persecutore mostra la “disumanizzazione” sul volto di colui che ha picchiato e annientato, ma in verità con ciò mostra la “disumanizzazione” del proprio cuore. Questa è la tragedia degli uccisori. I martiri sono somiglianti a Cristo, cioè a Colui che non ha castigato i propri uccisori, ma ha pregato per loro e ha chiesto per loro il perdono. Perciò nel mezzo della croce si accende l’oro luminoso, nel quale “si infuoca” tutta la croce. Tutta la croce è in un certo senso immersa nell’oro. In un braccio la croce è piantata in una terra sassosa, in modo da percepire l’unità tra il cielo e la terra, tra il mortale e l’immortale, tra lo spento e l’eternamente acceso.

Tutta la scena è impostata in modo geometrico a causa della croce. Le pietre, i colori, l’oro sono messi in un ritmo giocoso orizzontale e verticale, il che dà all’intero presbiterio un senso di festa, di luminosità, di luce. Si tratta del superamento della tragedia, poiché a coloro che appartengono a Cristo, la vita non è tolta, perché sono loro a donarla. Sui volti, sulla corporeità delle figure si vede la drammaticità, l’esaurimento, ma allo stesso tempo tutto è messo nella gloria, dove la terra è luminosa, imbevuta di sangue, di quel sangue che all’ora della morte di Cristo è caduto sulla terra e vi è rimasto. E questo sangue un giorno darà alla terra quel senso che vediamo nella liturgia, dove il pane diventa il vero pane e il vino la vera bevanda, il sangue per la vita eterna. Perciò queste pietre sono così trasparenti, anche se appuntite. Tutto è composto in modo che vinca sempre l’oro, il bianco, la luce.

Abside
Cristo nei martiri del XX secolo
Aprile 2007

 

Dall’altra parte c’è la Madonna del melograno. Il melograno è diventato per i cristiani, soprattutto nel medioevo, simbolo dell’unità. Questo frutto ha una buccia dura, ma dentro ci sono tantissimi semi che si possono mangiare. Si tratta di uno straordinario simbolo dell’unità, perché questo frutto include in sé un gran numero di semi dolci.
Maria stringe al proprio cuore il rotolo della Parola. Medita cosa significa ciò che ha sentito e che le è successo (cf Lc 1,29; 2,19). Solo alla luce della Parola di Dio si capisce la tragicità della storia. Di secolo in secolo si ripetono le stesse storie crudeli, come se l’uomo non avesse imparato nulla. Perciò dobbiamo cercare nella Parola di Dio gli eventi che somigliano ai nostri, e vedere cosa significano, come Dio li vede. Solo così possiamo superare la nostra stretta logica di offesa e vendetta, e avere lo sguardo di Dio.
Con l’altra mano Maria tiene il frutto del melograno e lo offre alla Chiesa, a coloro che in questa chiesa pregheranno e celebreranno la liturgia. Maria ha dato il corpo al Signore, che poteva così rivelare l’amore e diventare quel sacrificio che ha assunto tutta la vendetta, la violenza e la cattiveria, affinché gli uomini potessero essere uniti. Noi tutti gettiamo la colpa l’uno sull’altro. Dalla morte di Abele in poi, la colpa di Caino pesa sull’umanità. Ma il Signore è venuto e ha “organizzato” la vendetta di tutta l’umanità su se stesso. In Cristo l’umanità può scatenarsi su Dio. Proprio questo è successo: abbiamo gettato su di Lui tutta la cattiveria.
Cristo che vive in cielo presso il Padre nell’eterna liturgia vive sulla terra nella Chiesa, in noi battezzati, che siamo il suo corpo. Il martirio dell’amore di Dio continua attraverso i secoli nel suo corpo, un corpo compaginato dalla forza dello Spirito Santo in modo tale che niente lo può spezzare. Anche se ci uccidono, l’amore è così forte, che ci fa rialzare e andare avanti nel Signore. Perciò Maria mostra il melograno dell’unità, che rappresenta i martiri, cioè coloro che con il dono della propria vita – come Cristo, l’Agnello di Dio – tolgono al mondo la cattiveria e la vendetta.

Parete di fondo
Madonna del melograno
Aprile 2007

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