ANGELI
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EUROPA

CHIESA DEL SACRO CUORE DI GESÙ A ORTÌ (RC) [2008]

Indirizzo
Contrada Campi di San Nicola - 89126 Ortì (RC)
Telefono
Parola chiave
Altri Angeli, ANGELI, Annunciazione, Arcangelo Uriel, CRISTO IN GLORIA, Cristo risorto, Etimasia, Gabriele, INFANZIA DI GESÙ, MARIA MADRE DI DIO
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù nel Monastero della Visitazione S. Maria a Reggio Calabria

Secondo l’antica tradizione la chiesa del monastero è totalmente in funzione del monastero. La chiesa è molto sobria, respira certamente un richiamo al monachesimo, dove le cose sono essenziali e per questo sono belle.

Abside con etimasia
Maggio 2008

 

E siccome la Chiesa è in funzione del monastero la parte più bella del mosaico è quella di fronte alle monache in cui è rappresentata l’Annunciazione. Le monache stanno contemplando quanto è buono Dio, quanto immensa è la sua misericordia. Dio, infatti, benché Santo, benché Verbo infinito, si sta unendo all’umanità perversa e peccatrice. Le monache contemplano questa misericordia che ha come sfondo l’inno di S. Efrem il Siro sull’Incarnazione. Questo inno unisce alcune cose fondamentali: il rotolo del libro, il Verbo di Dio, l’angelo che porta questo messaggio. Nel vangelo di Giovanni il primo annuncio è: “Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo” e poi più avanti “Ecco il Figlio di Dio”. Questo legame è importante, perchè il Figlio di Dio potrebbe essere inteso in modo astratto. Ma noi, prima o poi, qualche peccato lo viviamo o perché l’abbiamo fatto a qualcuno o perché qualcuno l’ha fatto su di noi. E allora si capisce bene che qualcuno è venuto, ha preso questo peccato e l’ha messo su di sé. La salvezza è concreta e già all’Annunciazione si intravede l’Agnello che prenderà le colpe di tutti e che sarà l’Agnello della vendetta.

Annunciazione
Maggio 2008

 

Il sangue di Abele infatti chiama la vendetta dell’umanità. Continuamente buttiamo le colpe l’uno sull’altro e questo chiama vendetta. Ma Dio organizza la vendetta su di sé affinché noi potessimo vivere in pace. È lui che prende le colpe di tutti: ecco l’Agnello dell’espiazione! C’è un piccolo ruscello perché S. Efrem parla del fiume che è la Parola di Dio, la sorgente primordiale di tutto ciò che è creato, ma anche della nostra purificazione, fiume del nostro battesimo.
Nelle mani della Madre di Dio c’è un gomitolo con un filo rosso, rappresentata come lo era spesso nei tempi antichi per dire che lei sta tessendo la carne al Verbo di Dio. In un momento preciso della storia una goccia di sangue di una donna è passata a diventare carne del Verbo di Dio, realizzando così il miracolo più sublime che possiamo contemplare. Maria sta tessendo la carne, il corpo, a questa Parola, a Dio. Fino a quel momento la Parola si ascoltava, da quel momento la si vede. E siccome i monaci sono sulla terra per comunicarci la vita di Cristo ecco che si è fatto proprio così: le monache contemplano l’Annunciazione che dalla chiesa non si vede, e a noi fanno vedere l’abside, il corpo di Cristo, il Verbo, l’immagine del vero uomo e vero Dio, un Cristo che il monastero offre a qualsiasi persona che entra in questa chiesa: Cristo che cammina e scende ad incontrarci, a tirarci fuori, a prenderci con sé.

Gesù risorto
Maggio 2008

 

La Chiesa è dedicata al Sacro Cuore, nei tempi attuali è difficile rappresentare un Sacro Cuore con l’immagine del cuore. Allora siamo tornati un po’ indietro quando per cuore si intendeva il costato aperto. Le lingue moderne non hanno neanche il termine esatto per indicare ciò che nella Bibbia si intendeva con cuore. Per gli antichi Padri il cuore era un organo dell’insieme, della totalità, quest’organo è un “centralino” a cui sono collegati tutti i fili della nostra persona. Il cuore si fa sentire quando è attaccata l’integrità della persona, quando la persona comincia a spezzarsi, a frantumarsi, quando comincia ad esagerare in alcuna cose, a trascurarne altre, allora il cuore si fa sentire, perché il cuore custodisce tutta la persona, è l’organo dell’insieme.
Il cuore significa la totalità: si ama con tutto ciò che si è, si crede con tutto ciò che si è. Proprio nel tempo in cui l’Europa è entrata nell’esagerazione della ragione, delle scienze, del metodo, la Chiesa ci richiama al cuore di Dio, cioè a non esagerare con una cosa, un dettaglio, un aspetto, ma a cercare di tenere insieme tutto.
Si voleva far vedere il Cuore di Cristo come la totalità della storia. Per questo motivo sopra il catino absidale c’è un’immagine quasi bianca, l’etimasia. È la preparazione del trono che diventa altare, non è più una sede ma diventa già un altare. Il trono dell’Alfa e Omega è la croce. Cristo governa la storia con il sacrificio di sé, con il dono di sé nelle nostre mani. Ecco perché il trono diventa l’altare. Sopra l’altare c’è il libro aperto: è il libro con cui fu creato il mondo, il libro che nell’abside vediamo come volto di Cristo, ed è il libro sul quale saremo giudicati alla fine della storia.
Allora si è messo in rilievo questo aspetto dell’inizio e della fine della storia perché solo Cristo col suo cuore riesce a sistemare i conti della storia dell’umanità. Per questo il libro cela l’immagine di una colomba dello Spirito Santo, l’unico che dà la vita. Lo Spirito Santo è Colui che riesce a far rivivere le ossa morte della nostra storia. Solo il cuore di Dio riesce a salvare quelli che hanno procurato l’ingiustizia e quelli che l’hanno subita: noi uomini non ci riusciamo. Solo il cuore di Dio ha un intelligenza di concordia degli opposti, dell’unità.

Particolare
Maggio 2008

 

Sul Volto di Cristo si vede, come era nell’antichità, la differenza tra il lato destro e il lato sinistro. Queste due dimensioni insieme creano un equilibrio molto raffinato. Uno è il Cristo severo, un po’ duro ed esigente, l’altro è il Cristo un po’ triste e melanconico, buono, misericordioso. Ma dipende da noi, quale dei due prevale. Siamo noi che facciamo il volto di Cristo: se abbiamo bisogno di un rimprovero Cristo sarà duro, se abbiamo bisogno di consolazione, rimaniamo sorpresi da questo sguardo profondo che non finisce mai.
Cristo ha i vestiti realizzati nei colori utilizzati già nei tempi antichi, la veste sotto è di colore rosso (il colore della divinità), il rosso naturale del travertino, e il mantello è realizzato in marmo blu (il colore dell’umanità) perché Lui che è Dio ha assunto l’umanità. È collocato in maniera tale che la luce naturale cade esattamente sopra di Lui e quando si entra in Chiesa lì si vede la luce più splendente dell’abside. Gli antichi chiamavano questa parte alta del catino absidale Laetissimum spatium, lo spazio della gioia dello Spirito Santo che è la luce, che è la fonte della vita, che dà la vita e che ci comunica Cristo. È lo Spirito Santo che mi permette di dire che Cristo è il mio Signore, sopra la sua aureola è il focus del catino absidale.

Arcangelo Uriel
Maggio 2008

 

 

Particolare
Maggio 2008

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