| Nell’ottobre 2020 sono state realizzate le quattro pareti in mosaico e pittura oltre agli arredi. Le scene raffigurate sono la Crocifissione nell’abside, l’Annunciazione (in pittura), la Pentecoste e il sogno di Don Bosco. |
CAPPELLA | |
L’asse liturgico Questo asse permette una forza liturgica veramente impressionante, cioè che non si può ascoltare la Parola se non guardando la carne della Parola, se non tenendo conto dell’altro, perché da quando Dio si è fatto uomo, qualsiasi cosa io voglia fare per Dio, la faccio attraverso l’uomo. Allora questo asse mette immediatamente nella comunità, come corpo di Cristo, come umanità di Cristo, come la realizzazione in atto dell’umanità di Cristo in fieri, che si sta creando verso l’eschaton. Questo asse è indissolubile tra la Parola e la carne e ciascun presente fa parte di questo processo, di come la Parola si manifesta nell’umanità e questa è la nostra missione, che la nostra umanità manifesti Cristo. Nella cappella non ci sono sedie, ma banchi. La sedia sottolinea l’individuo, il banco la relazione. Nella chiesa quando è entrata la possibilità di sedersi, almeno nella chiesa latina, è entrato il banco, non la sedia. Noi siamo battezzati, il che vuol dire che l’individuo è morto e nasce la persona, che nasce dalle relazioni dello Spirito Santo. “Tu es ergo sum”, questa è la persona, non l’individuo che è espressione della propria natura ferita che cerca di difendersi ad ogni costo. Invece la persona si esprime attraverso la natura, perché è capace di fare dono di questa natura.
Il linguaggio L’arte della liturgia può essere solo essenziale perché deve far vedere che il compimento non è nostro, noi siamo i tratti essenziali, poi scende lo Spirito Santo e compie il disegno del Padre. È come la liturgia, noi mettiamo il pane, ma se non scende lo Spirito Santo rimane pane e basta, quando scende lo Spirito Santo si compie il pane. E così è lo stesso con noi nella liturgia. Nel dipinto dietro l’ambone i vede solo l’essenziale, non c’è nessun dettaglio sul volto. Il colore è usato in un modo che nell’arte si chiama fuori campo. Come dice Massimo il Confessore c’è una sintesi dogmatica anche nel mosaico perché il creato è stato fatto con un codice del Logos, del Verbo e se io apro la materia del mondo trovo dentro questo codice in cui sta scritto che tutto il mondo vorrebbe far parte della comunione delle persone, far parte dell’amore che ci doniamo l’un l’altro. E chi ha fatto questo gesto? Cristo, perciò tutto il mondo tende ad acquisire il volto di Cristo, ma il volto di Cristo è la Chiesa. Perciò si vede questo gioco della materia, della geometria, della libertà per far vedere che tutta la materia converge nel diventare volto, gesto, la comunione delle persone. | |
![]() | Cappella |
Abside – Crocifissione Nell’abside c’è raffigurata la Crocifissione: per tredici secoli la Chiesa non ha permesso nell’abside la crocifissione perché l’abside è l’inizio e la fine, ma la crocifissione è il passaggio. Ma qui, c’è Cristo sacerdote che fa vedere che è il sacrificio che unisce l’umanità al Padre. Sopra, infatti, c’è la mano del Padre e Cristo sacerdote unisce l’umanità al Padre. La crocifissione è stata rappresentata come era sulla porta di Gerusalemme, ma qui è già la Gerusalemme celeste, quella che sta scendendo dal cielo. Maria è avvolta nel mantello di Cristo, nel sacerdozio di Cristo, dunque è Madre della Chiesa, è l’immagine della Chiesa; qui è quello che Paolo dice in Ef 5: “Questo è un grande mistero”, Cristo e la Chiesa, una sola carne. Questa è l’unica realtà indissolubile, mai più Cristo senza il corpo, ma Cristo è l’uomo totale, uomo e donna, la Chiesa madre, una sola unità. È molto forte questo abbraccio del mantello che la coinvolge e lei raccoglie il sangue del costato che è la vita della Chiesa. Noi viviamo da quel sangue. Cabasilas dice che i genitori ci hanno dato il sangue, ma poi noi abbiamo il nostro sangue, noi abbiamo proprio lo stesso sangue di Cristo, noi viviamo dello stesso suo sangue. Sulla destra c’è Giovanni con il suo vangelo, indica il Padre che sta sopra, perché è il vangelo della figliolanza, e contempla questa scena dell’unità di Cristo e della sposa, ma soprattutto perché ha scritto che il corpo d Cristo diventerà una casa di molte dimore, che dobbiamo rimanere nel suo amore, e nell’Apocalisse, che i cieli nuovi e la terra nuova è il corpo di Cristo in cui è la nuova dimora dell’uomo, la nuova creazione, i cieli nuovi e la nuova creazione sono il Cristo risorto. Lì noi possiamo vivere da redenti e perciò Giovanni poteva parlare in questo modo nei capitoli 21 e 22 dell’Apocalisse, perché aveva visto questa scena davanti a Gerusalemme. Giovanni indica questo mistero tra Padre e Figlio, l’unico asse fermo e sicuro è la relazione tra Padre e Figlio. | |
![]() | Abside |
Annunciazione L’atteggiamento di Maria nell’Annunciazione è quello di chi non capiva ciò che Gabriele stesse dicendo, Luca lo scrive chiaramente che non capiva, ma la sua volontà era libera da sé stessa, era libera dal peccato. Maria con la volontà è andata oltre l’intelletto, pian piano ha capito; pian piano, “symballo”, metteva insieme le cose, per arrivare alla comprensione. Ecco perché il linguaggio è così semplice, essenziale. | |
![]() | Parete centrale |
Pentecoste Nella Pentecoste vediamo questa comunità degli apostoli e ognuno guarda da qualche parte, per far vedere che quando è entrata la comunione nella vita umana e si è rigenerato l’uomo, vediamo un dinamismo pluralista, perché comincia a vivere della stessa vita di Dio, che gli viene data in persona – Dio in persona che è lo Spirito Santo, non è un’energia che soffia, è la persona dello Spirito Santo che raduna l’umanità con la stessa vita che vive Dio come comunione trinitaria. Non abbiamo un’unità militare, o legale, o della struttura, del sistema: qui l’unità dello Spirito è la comunione libera, perciò tutti si animano, alcuni guardano fuori perché vanno in missioni, altri si guardano l’un l’altro. Nel centro dell’immagine c’è il Re Cosmo, attingendo dall’antica tradizione del I Concilio di Gerusalemme, dove Maria non era presente, quando – come dice Paolo, si manifesteranno i figli di Dio, anche il cosmo si libererà, l’universo intero che sta nella presa rapace del peccato. Quando si libera l’uomo dal peccato, l’uomo libererà il cosmo, perciò si vedono le catene spezzate del Re Cosmo e intorno alcuni elementi della creazione, che sono quelli dei sacramenti, che è manifestazione di che cosa è veramente il cosmo, la materia del cosmo nella sua verità: perciò vediamo l’uva, il grano, il pesce, l’agnello, le olive perché i sacramenti fanno vedere la verità della materia del mondo. Per noi la materia è problematica o ci appassiona, oppure ci schiaccia, o ci ricorda la morte, invece nei sacramenti ci sana, ci guarisce, ci santifica, ci salva. Non ci salveremo senza il mondo, non ci salveremo senza la terra, ma solo insieme alla terra. Gli apostoli, uno ha l’acqua, Giovanni ha il vino, il pane, l’olio, Paolo ha la sua scrittura: ognuno ha qualcosa che ricorda ciò che ha la Chiesa, dove il creato si libera e rientra nella Gerusalemme celeste come Chiesa, perché la materia del mondo diventa la Chiesa. L’asse qui è il pane offerto che diventa il corpo di Cristo. Da dove viene questa offerta? Viene da noi. San Giovanni Crisostomo lo dice: quando si muove il pane sull’altare è la Chiesa che dalla navata si è mossa sull’altare, perché è la nostra offerta, la nostra vita. Ma di che cosa? La materia del mondo insieme al lavoro dell’uomo, la spiritualità del lavoro è la più dimenticata: se lavorerete e il vostro lavoro insieme al frutto della terra diventa corpo di Cristo, cibo di vita eterna, bevanda di salvezza. Questo è straordinario, infatti quando alla fine il sacerdote alza pane e vino e dice “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”, in quel gesto sacerdotale di Cristo, della sua Chiesa, è evidente l’intero corpo di Cristo, lì si incontrano tutti, di tutti i tempi. È importante questo, trovarci dentro questo corpo intero, davanti a Dio Padre, infatti poi immediatamente si prega il Padre nostro. Qui la Chiesa, l’asse classico della Chiesa antica, qui la storia della salvezza e di fronte la storia della Chiesa, per narratio plena. | |
![]() | Parete sinistra |
Sogno di Don Bosco Circa la raffigurazione di Don Bosco: l’unica forma del santo che non esiste più è quella della fotografia perché se il santo è santo è trasfigurato in Cristo e se Cristo non è stato riconosciuto dai più grandi amici – Maria di Magdala non l’ha riconosciuto – l’unica cosa è che siamo sicuri è che il santo non è così come lo abbiamo visto, perché questo proviene dall’individualità, ma quando l’individualità diventa luogo della manifestazione dell’altro, cioè di Cristo, è superata e diventa ecclesiale, perciò il santo deve essere simile ad un altro e poi deve avere qualcosa di suo e deve avere qualcosa che assolutamente ha un messaggio spirituale, e lo puoi cambiare molto. Anche il collo è volutamente largo perché si vuole sottolineare che è il donatore dello Spirito, con il collo uguale o addirittura più grande della testa perché soffia lo Spirito, ha donato ai figli qualche carisma spirituale: infatti quando si soffia si riempie proprio questa parte. | |
![]() | Parete destra |
Tabernacolo Sulla porta del Tabernacolo un’immagine che fa vedere la Chiesa che è la pesca miracolosa, la rete piena di pesci che Pietro porta all’altra sponda dove Cristo lo aspetta da risorto. L’unità di tre dimensioni del corpo non va mai separata: corpo di Cristo, corpo di Cristo che è Chiesa, corpo di Cristo eucarestia, è un unico corpo, è l’unità di queste dimensioni. Non si può non tener conto di amici, nemici, etc, perché siamo tutti in quella rete. È nero poiché incontriamo Cristo nel male, nel peccato. Infatti, nella bibbia tutti i grandi interventi della salvezza sono nella notte: Mosè esce nella notte, a metà del percorso della notte scende la parola, Cristo nasce nella notte, fu tradito di notte, quando muore si fece notte, quando risorge è ancora notte, allora è il colore dove noi, su quello sfondo, incontriamo, conosciamo Dio, come salvatore, lo conosciamo solo in questo modo. | |
![]() | Tabernacolo |
Altare Allora questa corporeità di Cristo si estende su tutto lo spazio e l’iconografia aiuta in questo e allora le pareti della Chiesa, come dicevano gli antichi, sono l’autoritratto della Chiesa e noi ne siamo diventati parte attraverso la nostra morte; nessuno è entrato così, tale e quale, tutti abbiamo passato la piscina battesimale, la morte, e allora niente può entrare nella chiesa se non attraverso la morte, anche i fiori per molti secoli entravano come incenso, sono morti e rivivono con il fuoco che è lo Spirito. | |
![]() | Presbiterio |
Ambone | |
![]() | Presbiterio |
Sede | |
![]() | Presbiterio |
Vetrate Lampade |