ATELIER D'ARTE

PERMANENTE CANTIERE COMUNITARIO: l’Atelier d’Arte e Architettura è uno spazio in cui un gruppo di artisti cristiani vive, prega e lavora insieme. Oltre a varie tecniche artistiche, vi si studia teologia, liturgia, bibbia, spiritualità

L’Atelier si propone come via per aiutare un nuovo incontro tra l’arte e la fede, tra le diverse Chiese e gli artisti.
A questo incontro non si può giungere astrattamente, solo per una via teorica. Esso avviene di fatto all’interno dell’artista e per questo si ritiene importante favorire l’ambito in cui l’artista può creare tale sintesi.
L’Atelier, permanente cantiere comunitario, si occupa quasi esclusivamente di arte liturgica. Nell’équipe ci sono anche architetti, in modo da poter gestire tutte le fasi del lavoro, dalla progettazione dello spazio ecclesiale fino alla realizzazione dell’arredo liturgico e delle opere d’arte (mosaici, vetrate, pittura, etc).

Un’arte della comunione

Solo a partire dalla Chiesa si può creare qualcosa per la chiesa. Si sa che per i cristiani la chiesa come edificio trova il suo significato fondamentale nella Chiesa come comunità dei battezzati, cioè come corpo di Cristo. La chiesa che si costruisce è un’autentica espressione della coscienza ecclesiale dei credenti.
Il mosaico in se stesso è un’opera corale e non individuale. C’è un direttore del “coro”, un artista principale che ha una visione dell’insieme dell’opera. Ma quest’opera si realizza in stretta collaborazione con gli artisti del coro. Difatti non esiste un progetto dell’opera disegnato a tavolino, ma la visione stessa, il progetto stesso dunque tiene conto del coro. Nel coro ogni artista ha il suo posto, dove esprime il meglio di sé, dove può creare con maggior forza in modo che la vita fluisca attraverso di lui, anzi attraverso tutto il coro nell’opera che si sta costruendo. Essere direttore del coro vuol dire soprattutto tessere insieme le relazioni creative tenendo conto di ognuno. Si attua così realmente un principio spirituale ed ecclesiale, cioè quello di partire dalle persone concrete considerando le loro vocazioni, cercando che cosa di bello possono creare insieme. Si tratta dunque di un metodo molto diverso da quello che il mondo moderno è abituato: fare il progetto e poi cercare le persone e i modi di realizzarlo, il più fedelmente possibile. Il principio ecclesiale, comunionale, esige diverse fondamenta, come anche diversa realizzazione. Perciò anche il risultato è diverso.
L’ascesi dell’artista dunque non è solo quella professionale, tecnica, ma soprattutto quella ecclesiale, cioè vivere positivamente la reale comunione. Per questa si chiede certamente il sacrificio di sé. Proprio la pasqua è la garanzia della vita. Prima o poi ognuno che vuole veramente vivere comprende che la vita passa per il mistero pasquale. E lì è il fondamento della comunione.
Il coro degli artisti è composto da diverse nazionalità e diverse Chiese. Per questo la comunione è tanto più reale quanto meno è scontata. Ogni lavoro può essere cominciato solo con la preghiera al Padre per il dono dello Spirito Santo il quale è l’unico che può versare nei nostri cuori quell’amore in cui poi possiamo amarci e creare. Nel rito bizantino prima di confessare il credo, il diacono si rivolge al popolo dicendo “Amiamoci gli uni gli altri affinché possiamo dire credo in Dio Padre”. Lo Spirito Santo è il Signore che dà la vita. Per questo è impossibile entrare nella creazione artistica senza la supplica per la discesa dello Spirito. Questa è la condizione senza la quale l’opera benché formalmente tanto perfetta non è ancora viva. Mentre l’arte liturgica non può essere solo descrittiva ma deve essere inabitata dal mistero.