ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO
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EUROPA

BASILICA DEL ROSARIO A LOURDES [2007]

Indirizzo
1 Avenue Mgr Théas - 65100 Lourdes, Francia
Parola chiave
ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO, APOSTOLI ED EVANGELISTI, Battesimo, Cristo risorto, Cristo risorto soffia lo Spirito, Elia, Eucaristia/Eucarestia, Giovanni Battista, Giovanni e Giacomo, Guarigione del paralitico, I dodici apostoli, MARIA MADRE DI DIO, MINISTERO E MIRACOLI DI GESÙ, Mosè, Nozze di Cana, PERSONAGGI ANTICO TESTAMENTO, Pietro, Sedes Sapientiae - Madonna in trono, Trasfigurazione

 

 

 

 

 

Nel dicembre 2007 sono stati realizzati i mosaici della facciata esterna della basilica raffiguranti i misteri della luce pregati da San Giovanni Paolo II qui per la prima volta.

 

 

BASILICA DEL ROSARIO
 

L’opera è stata realizzata in memoria di Giovanni Paolo II che a Lourdes ha pregato i misteri della luce per la prima volta.

Basilica
Veduta d’insieme
Dicembre 2007

 

Battesimo di Gesù
Cristo scende nel posto più basso ed è ricoperto di tutta la realtà umana. Nella tradizione iconografica, quando Cristo nel battesimo è rivestito con il perizoma, come sulla croce, è per sottolineare la dimensione pasquale del battesimo. Entra nelle acque – come scrive san Cirillo di Gerusalemme – e conferisce alle acque i colori della divinità, in modo tale che tutte le acque si santifichino affinché, tramite l’acqua possiamo ricevere il battesimo, cioè essere generati come figli adottivi di Dio. Con Cristo nel fiume Giordano, l’acqua diventa ciò che è secondo la verità del Creatore. In ogni sacramento il creato diventa libero della schiavitù del peccato e si rivela come luogo della manifestazione di Dio e comunicazione della salvezza.

Dalla creazione alla totalità dell’opera redentrice di Cristo, ogni tappa dell’opera della salvezza fonda e potenzia la capacità della materia di diventare icona del regno. Le acque sono, sin dal primo giorno della creazione, il lavacro del battesimo, facendoci vedere come anche la realtà cosmica che entra nella liturgia (il pane, l’olio, il vino, l’acqua), non è né accidentale, né strumentale a veicolare un significato che è altro da sé, ma svela la ragione vera della sua creazione, facendoci andare oltre la comprensione ridotta a cui li riduciamo nell’uso quotidiano che ne facciamo. Nel sacramento, la materia diventa trasparente, lascia passare la luce. Ecco la fonte di una giusta e sana relazione con la creazione.
Giovanni Battista è rappresentato come un asceta totalmente consumato nella sua missione di diventare il gesto di colui che indica l’Agnello che toglie il peccato del mondo, il Figlio di Dio, salvatore degli uomini. La conoscenza di Dio non è qualcosa di astratto, di teorico. Nel vangelo di Giovanni si vede che lo scenario preparato da Giovanni Battista è il luogo privilegiato per fare apparire il Messia. Il Battista mette in evidenza il peccato dell’umanità e suscita il pentimento. L’uomo riconosce la propria verità, ciò che è, e dunque sorge in lui naturalmente la domanda della salvezza come una domanda esistenziale ed ontologica. Cristo scende nelle acque ed assume la situazione dell’umanità, assume la morte come il salario del peccato. È vivo, ma sembra morto, sommerso dalle acque. Ma in realtà dà alle acque la forza vitale, la capacità di generare figli della luce. Egli, la luce, trasmette la luce e Giovanni Battista è il testimone della luce.

Lato sinistro – in basso
Battesimo di Gesù
Dicembre 2007

 

Nozze di Cana
Questa scena del vangelo ha un messaggio particolarmente importante per il mondo di oggi.
Nel vangelo di Giovanni viene detto che le nozze di Cana hanno avuto luogo il terzo giorno. Secondo il modo di contare il tempo degli antichi (oggi, domani ed il terzo giorno), la scena si svolge due giorni dopo i quattro giorni precedentemente raccontati in Gv 1,19.29.35.43. Ciò vuole dire che il terzo giorno, quando hanno luogo le nozze, nel conteggio dei giorni dall’inizio del Vangelo di Giovanni, corrisponde in verità al sesto giorno. Quattro più due. “Il terzo giorno a partire dal quarto, cioè nel sesto giorno da noi enumerato fin dal principio, hanno luogo le nozze di Cana di Galilea”, dice Origene nel suo commento.
Con la collocazione delle nozze nel sesto giorno si fa un’allusione diretta a Gv 19,31, cioè alla morte di Gesù. Il sesto giorno è anche il giorno della creazione dell’uomo. È allora il giorno della generazione dell’uomo nuovo sulla croce. Poiché il vangelo dice che le nozze hanno luogo il terzo giorno, si sottolinea il legame con il giorno della risurrezione. Ciò significa che il mistero pasquale, la morte e la risurrezione, rappresentano le coordinate per la comprensione delle nozze di Cana. È per questo motivo che Cristo è rappresentato con la ferita sul fianco: per indicare la sua dimensione pasquale e sponsale. Il suo costato aperto sulla croce con il sangue e l’acqua versati richiama la verità teologica della Chiesa come sposa.

Si può ricordare anche che, nella Bibbia, lo sposo e la sposa sono il simbolo della relazione tra Dio e l’umanità. Le parole di Maria “non hanno più vino”, interpretate alla luce dei testi della Sapienza e dell’Ecclesiastico, vogliono dire: “non hanno più amore”. Queste parole possono esprimere dunque anche la fine di una religione senza amore, una religione che si è ridotta a formalismi, legalismi, moralismi, ecc. I Padri identificavano le giare di pietra con la sterilità di una religione nella quale la legge non è più il guardiano di una relazione religiosa, ma è diventata principio di legalismo. Una religione nella quale l’amore si è esaurito diventa un giogo sterile che suscita un’allergia a tutto ciò che è religioso. Questo è particolarmente attuale oggi, e non solamente in Francia. Gli sposi sono rappresentati spesso tristi perché non hanno più amore. Nella nostra cultura, la tristezza è un argomento particolarmente drammatico. In se, il rapporto uomo-Dio è la fonte dell’amore e della gioia. Cristo, nuovo sposo, separa l’umanità dalle tenebre, dall’angoscia, e l’unisce a Dio, in una relazione di amore – cioè quanto è la fede cristiana – alla quale si aderisce liberamente nella fedeltà, un amore che neanche la morte può spegnere. Si ascoltano allora con un’altra attenzione le parole della Madre di Dio “fate ciò che vi dirà”. La parola di Dio – realizzata pienamente nella persona di Cristo, come amore del Padre per l’umanità – diventa l’orizzonte della Nuova Alleanza. Anche le apparizioni della Vergine si possono comprendere su questo orizzonte.

Ingresso
Nozze di Cana
Dicembre 2007

 

Annuncio del regno di Dio e la chiamata alla conversione
Quando Giovanni Paolo II ha pregato per la prima volta i misteri luminosi, per il mistero dell’annuncio del Regno ha citato Gv 20,19-23.
Questo mistero luminoso è rappresentato su due pannelli.

Su un pannello è rappresentato Cristo che entra dalle porte chiuse, mostrando il costato ferito e le cicatrici sulle mani, e soffia lo Spirito dando agli apostoli il potere di rimettere i peccati. Il Regno di Dio si presenta con una novità radicale: il perdono dei peccati. Solo Dio può perdonare i peccati. L’ottavo giorno indica una tale novità della mentalità, della logica, della creatività che è totalmente differente dalla mentalità, dalla logica, dalla creatività del settimo giorno. L’ottavo giorno è un giorno senza declino, dunque senza tempo, o meglio, l’ottavo giorno è la misura di tutti gli altri giorni. Il tempo, cioè, si misura a partire dall’ottavo giorno. Nell’ottavo giorno, tutto coincide, tutto è contemporaneo e tutto è in comunione. La causalità e la logica consequenziale del settimo giorno sono passate e tutto è presente insieme. Per questo motivo, gli apostoli si trovano di fronte a Cristo che lascia visibilmente la porta chiusa. Ma essi non sono chiusi. Sono come i chicchi su una spiga di grano, per ricordare un’antica preghiera eucaristica: “Come questo pane spezzato era sparso sui colli e, raccolto, diventò una cosa sola, così la tua Chiesa si raccolga dai confini della terra nel tuo Regno” (Didaché, IX, 4).

Lato sinistro – in alto
A
nnuncio del regno di Dio
Dicembre 2007

 

Guarigione del paralitico
Il secondo pannello rappresenta la guarigione del paralitico che è calato da un tetto. La salvezza viene dal perdono dei peccati e riguarda la nostra relazione con Dio. Cristo guarisce il paralitico perdonandogli i peccati, perché colui al quale sono rimessi i peccati è guarito, nel senso che è salvato, perché non è più solo, destinato alla morte, ma è di nuovo in comunione con Dio, che è la vita. A causa degli altri personaggi presenti, che vogliono condannare Cristo perché osava perdonare i peccati – cosa che spetta solo a Dio –, Cristo guarisce fisicamente il paralitico, il che è più facile, ma meno importante. Che cosa ci indica tutto questo? Si può essere con Dio, si può essere nell’ottavo giorno, ma ancora fisicamente malati. Eppure siamo salvati per una vita senza tramonto. Ma può essere vero anche l’inverso: si può essere in buona salute e non vivere la salvezza. Perciò il giorno in cui crolla la salute si sperimenta la tragedia della nostra non-salvezza, mentre colui che vive la salvezza non avverte più il carattere tragico della malattia e della morte corporale. Cristo alla fine guarisce il paralitico per indicare che il perdono è tanto reale quanto alzarsi e camminare.

Lato destro – in alto
Guarigione del paralitico
Dicembre 2007

 

Trasfigurazione
Cristo è il vero sole, ed è per questo che tutto intorno è nell’oscurità. Secondo i Padri, gli occhi dei discepoli si aprono e vedono la luce senza tramonto sul volto di Colui, che poi vedranno schernito e ferito a morte. La presenza di Mosè e di Elia, cioè della legge e dei profeti, testimonia che la Pasqua di Cristo ha finalmente rivelato il senso della loro missione, ma anche il senso di ogni profezia e di ogni legge, di ogni tempo. La luce del mistero pasquale di Gesù Cristo è la verifica di ogni profezia e di ogni legge, perché il mistero pasquale è la garanzia della via nella quale si realizza l’amore per ogni uomo e per tutti gli uomini. L’amore vive nel modo pasquale, nel modo del triduo pasquale. Solo l’amore di Cristo è capace di assumere la morte, il male, la sofferenza, il fallimento; solo l’amore può assorbire e trasfigurare tutto questo nella sua luce. È la sola strada della trasfigurazione di tutta la creazione, della storia, affinché, in una dimensione personale, tutto assuma un volto.
Elia è rappresentato con una pergamena e Mosè con le tavole della legge. Sono due figure più grandi di quelle dei tre apostoli sotto, come se si volesse sottolineare che, senza l’Antico Testamento, non c’è il Nuovo, ossia che l’Antico Testamento contiene le prefigurazioni della manifestazione della luce del Nuovo Testamento.

Lato destro – in basso
Trasfigurazione
Dicembre 2007

 

L’istituzione dell’eucaristia
Questo passaggio dalle tenebre alla luce si celebra nell’eucaristia. Con il battesimo, i cristiani sono realmente innestati in Cristo, sradicati dalle tenebre e trapiantati nella luce. Con l’eucaristia, diventano realmente partecipi dello stesso sangue di Cristo. Con il battesimo Dio ci dona la vita costituendoci corpo di Cristo e nell’eucaristia si compie continuamente questa verità e noi siamo nutriti alla fonte della nostra identità.

Cristo si dona a chiunque partecipa all’eucaristia per coinvolgerci nel mistero pasquale, dove lui si è dato nelle mani dell’umanità affinché potessimo scoprire la bontà del Signore che si fida di noi e ci ritiene degni del suo affidamento. La scena è composta in modo tale che i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni ricevono il pane,

Parete centrale
I tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, ricevono il pane
Dicembre 2007

 

mentre gli altri nove stanno bevendo dal calice che Cristo offre come coppa della salvezza. Gli apostoli hanno le mani ricoperte col mantello, un antichissimo gesto di rispetto totale, religioso. Oggi sembra particolarmente importante rievocare dei gesti ed una nuova coscienza del sacro, del mistero, per superare un clima di piattezza e di banalità. Gli apostoli hanno colto che, al momento dell’Ultima cena, accadeva qualcosa di unico. Con il gesto di ricoprirsi le mani – evocando le mani di Adamo e di Eva che hanno colto il frutto dell’albero proibito – gli apostoli esprimono il loro retto atteggiamento.

Parete centrale
Gli apostoli con le mani ricoperte dal mantello
Dicembre 2007

 

In questo gruppo, l’unico apostolo che ha le mani scoperte è Giuda, che tiene con esse un sacco di monete, come se fosse paralizzato dal loro possesso. È l’unico che esce dalla comunione, e perciò il suo volto quasi si nasconde dietro una capigliatura scomposta. Uscire della comunione significa isolarsi, e l’isolamento è la morte. La vita è garantita solo nella comunione. Possedere e avere portano a staccarsi ed a fuggire.

 

Va notato ancora che, sulle due porte laterali, sono rappresentati due simboli della tradizione. A sinistra il sole, il cerchio rosso su una superficie bianca è una delle prime rappresentazioni dell’uomo che vuole dipingere la luce. Che cosa significa? Entrando nella chiesa, si entra nella luce e si diventa “figli della luce”, di quella luce che è il Cristo, sole di giustizia.
C’è anche un’indicazione in latino che dice: mysteria lucis in memoriam Iohanni Pauli II, per ricordare, come detto, che quest’opera è stata fatta in memoria di Giovanni Paolo II che ha pregato i misteri della luce per la prima volta qui.
Sulla porta destra si trova una palma con i datteri, simbolo dell’abbondanza di vita. I datteri si mangiano durante tutto l’anno, il che significa che nulla manca, che la vita è assicurata per l’eternità. Quello che è nella luce ha la vita, perché la luce è la vita dell’uomo.
Nell’arco centrale ci sono due versetti in latino. Le parole della Vergine Maria: “fate quello che vi dirà”; e le parole di Gesù: “fate questo in memoria di me”.

Ingresso
La palma con i datteri e il sole
Dicembre 2007

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