Il mosaico della cappella, che si trova in un ospedale guidato da una comunità religiosa femminile, nella parte centrale riporta la rappresentazione del buon Samaritano e della Veronica, a sinistra la raffigurazione di un angelo e a destra della Vergine Maria. |
 | Veduta d’insieme Marzo 2007 |
Il Buon Samaritano In questo episodio, Gesù mostra chi è il nostro prossimo. Nel brano evangelico a cui si ispira questa scena (Lc 10,29-37), si racconta di un uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico. Gerico è la prima città potente e strategica che immediatamente si trova davanti a chi proviene dal deserto e ha attraversato il Giordano. Gerico, pertanto, è anche la porta della terra promessa. Da Gerico inizia la salita a Gerusalemme, dal momento che la città è situata in una depressione, sotto il livello del mare. E’ quindi nella terra promessa, è la porta della terra promessa. Si entra nella terra promessa per Gerico, la cui strada è piena di pellegrini, ma anche di male. Il Signore, che ha soccorso Israele e se ne era preso cura quando questo popolo era ancora povero, qui si fa vedere come il nostro prossimo e ci indica come comportarci con il nostro prossimo. In questa scena, pertanto, il volto del Samaritano è il volto di Cristo che si china sull’umanità. Ma allo stesso tempo anche il volto dell’uomo soccorso è il volto di Cristo, perché Lui stesso ha detto: qualunque cosa fate a uno dei più piccoli la fate a me (cf Mt 25,40). Se noi per primo non siamo curati non possiamo curare gli altri, se non possediamo amore non ne possiamo dare. Non basta cercare di fare il bene, impegnarsi a farlo. Questo lo facevano anche gli scribi e i farisei, che tuttavia allo stesso tempo continuavano a classificare le persone dividendole in buone e non buone. Anche noi, a volte, facciamo lo stesso: siamo noi a definire chi è il povero con cui dobbiamo essere buoni e a cui dobbiamo fare del bene e prestar soccorso. E tuttavia noi non abbiamo il bene, non lo possediamo. La nostra volontà lo può solo desiderare, ed è orgoglio spirituale pensare di possedere il bene, che è un dono. |
 | Parte centrale Marzo 2007 |
Cristo lascia questo mandato spirituale ai suoi discepoli, nell’ora più tragica della sua vita, alla vigilia della sua passione: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12), dicendo con ciò: amatevi, con quell’amore (in virtù, nella forza di quell’amore) con cui siete amati”. Noi siamo un tramite, un canale dell’amore di Dio, che è gratuito e noi possiamo amare solo in virtù di questo amore. Se vogliamo essere noi ad amare, da protagonisti, vogliamo anche la ricompensa al nostro amore, vogliamo essere pagati. Questa immagine del buon Samaritano dovrebbe ricordarci sempre che Dio ci ha amati per primo, e non siamo noi ad amare (cf 1Gv 4,10: “in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi”). |
 | Cristo Buon Samaritano Marzo 2007 |
Il sudario della Veronica Si sono sentiti molti racconti sulla Veronica (nome che deriva da “vera icona”). Così nelle Chiese orientali, si narra che il re Abgar di Edessa chiese di fare un’immagine di Cristo e perciò gli inviò dei pittori, che però non furono in grado di ritrarlo. Allora Cristo stesso riprodusse il suo ritratto, che venne chiamato “non fatto da mani d’uomo”, su un lenzuolo. In occidente abbiamo il velo della Veronica: questa donna avrebbe asciugato su un panno il sangue dal volto di Cristo durante la sua passione. Questa immagine, impressa sulla stoffa, corrisponderebbe allo stesso disegno “non fatto da mani d’uomo”. Il gesto di questa donna fu così straordinario da scolpirsi nella memoria delle generazioni, al punto che molti racconti cominciarono ad intrecciarsi attorno al suo nome. Alcuni di essi la identificano addirittura con la figlia di Erodiade, che aveva danzato davanti ad Erode e aveva chiesto la testa di Giovanni Battista, che poi si sarebbe convertita, per altri si sarebbe sposata con Zaccheo, o ancora c’è chi dice che fosse l’emorroissa curata da Cristo. |
 | Veronica Marzo 2007 |
Ciò che qui importa non sono tanto questi racconti, ma il fatto che la Veronica fece un gesto di carità, in un rapporto di vicinanza e intimità verso Cristo. Questo gesto la rese simile a Cristo, perché chi vive nell’amore di Cristo realizza questo amore, facendo vivere Cristo stesso (cf Gal 2,20). Così questo sudario diventa il vestito della Veronica, ricordando anche che nel battesimo, come dice san Paolo, siamo “rivestiti di Cristo” (cf Gal 3,27). |
 | Particolare Volto della Veronica Marzo 2007 |
Esiste un motivo teologico più profondo di ciò che significa essere “rivestiti di Cristo”, quando Paolo parla della nostra resurrezione: “quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste…” (2Cor 5,1-2). Qui viene indicato che allora passeremo dal corpo mortale a quello immortale attraverso l’amore. Facendo questo gesto d’amore verso Cristo, la Veronica si è rivestita di immortalità. Così come il gesto del Samaritano, il gesto di ogni uomo e donna che cura un infermo è un gesto di amore che riveste chi lo compie di immortalità e porta alla resurrezione. Ogni infermo, ogni malato che curiamo ci dà la possibilità di diventare eterni e di risuscitare, perché ci offre a Cristo. |
 | Parte destra Marzo 2007 |
La Madonna della Salute Nella cappella di un ospedale non può mancare l’immagine della Vergine, in particolare della Madonna della Salute. Anticamente c’erano tre modi di rappresentare la Vergine della Salute: all’ora dell’Annunciazione, alla Presentazione al tempio, o in mezzo ad una piscina in cui si lavavano e si curavano gli infermi. All’Annunciazione veniva rappresentata semplicemente con le mani alzate, non come orante, ma come chi si “arrende” a Dio, rinunciando ad essere protagonista, quasi a dire a Dio: “tocca a te, Signore, essere il primo”. E’ questo schema dell’Annunciazione quello scelto per la scena qui rappresenta. Non c’è un angelo vicino a Maria, perché ce n’è uno all’ingresso della cappella che può essere visto anche come parte di questa scena. |
 | Vergine Maria Marzo 2007 |
Su Maria c’è una colomba, simbolo dello Spirito Santo che dà la vita e l’amore di Dio. All’Annunciazione la Vergine offre il suo corpo, la sua carne all’amore di Dio. L’opera dello Spirito Santo e della Madre di Dio consiste nell’unire la carne umana mortale all’amore immortale di Dio e questo si compie attraverso la pasqua. E’ molto importante sottolineare questo aspetto in un ospedale, quando la gente sta accanto a malati gravi e a moribondi. Ci ricorda che la nostra realtà umana, quando è vissuta con amore, è unita all’amore di Dio che risuscita dalla morte. Qui Maria tiene in mano il gomitolo, a ricordare che nel suo corpo tesse il corpo di Cristo. All’ingresso della cappella c’è un angelo, che testimonia la presenza di Dio, con una lampada in una mano – la lampada della luce senza tramonto – e nell’altra il simbolo della Trinità. |
 | Angelo Marzo 2007 |
Qui l’angelo testimonia la presenza di Dio nell’eucarestia. E’ posto, infatti, vicino al tabernacolo su cui è scritto “yo estoy con vosotros”, a sostenere la nostra speranza di non essere mai soli – qui in ospedale, ma in genere in ogni momento di prova e di difficoltà della vita. |
 | Tabernacolo Marzo 2007 |
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 | Croce d’oro dell’altare arzo 2007 |