| Nel giugno 2021 sono state realizzate le quattro pareti in mosaico e pittura oltre agli arredi. Le scene raffigurate sono in mosaico l’Agnello in trono e la Gerusalemme celeste sulla parete destra, mentre in pittura Talità kum e Tabità sulla parete sinistra e Tre angeli in visita a Mamre sulla parete di fondo. |
CAPPELLA | |
La Chiesa custodisce l’Eucarestia per l’adorazione, non come un oggetto di culto, ma parte di questo orizzonte liturgico sacramentale che è Eucarestia celebrata, liturgica dove noi ci realizziamo per azione dello Spirito Santo, che ci rende figli nel Figlio. E ci realizziamo come umanità radunata in Cristo, come Ecclesia, come Chiesa. In questa cappella vediamo che l’Eucarestia è veramente l’ingresso nella Gerusalemme celeste, nella comunione dell’intero Corpo di Cristo. Quello che sperimentiamo ad ogni Eucarestia si può continuare a vivere in questa cappella eucaristica, dove è custodita l’Eucarestia per il viatico, per i malati, per il viaggio verso la Gerusalemme celeste. Entrando, alla destra, ci si trova nella Gerusalemme celeste, si vede il muro che la circonda e il tabernacolo che sta fuori, proprio per indicare che lì è contenuto il cibo per il viaggio che conduce alla Gerusalemme Celeste. | |
![]() | Cappella |
Alla destra del tabernacolo c’è il trono di cui parla l’Apocalisse. Sul trono c’è l’Agnello, immolato, ma dritto, risorto. La sua testa appare sproporzionata rispetto al corpo perché la testa del corpo è Cristo, e Lui è già compiuto, mentre il corpo, che siamo noi, siamo “in fieri”, stiamo divenendo la pienezza in Cristo sotto ogni aspetto (cf Ef 1,23: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose), noi siamo in questo cammino. Ai lati del trono ci sono la Madre Vergine e Giovanni Battista. Maria che lo ha generato nel mondo, il Battista che lo ha fatto riconoscere stanno nel cuore della Gerusalemme Celeste, sulla piazza d’oro. | |
![]() | Parete centrale |
Un po’ più a destra si vedono alcune finestre dei palazzi della Gerusalemme Celeste, su cui si affacciano delle persone che in maggioranza sono bambini, per ricordare a chi visita la cappella che, come questi piccoli, è figlio di Dio, parente di Cristo ed erede della sua stessa gloria. Questi bambini che si affacciano alle finestre sono tutti orientati verso lo stesso trono che incrocia con lo sguardo chi entra in cappella. Alcune finestre che si affacciano sulla piazza d’oro sono vuote, sono quelle che ci attendono, nel Regno, da cui godere della vita eterna. Noi possiamo stare a fianco dei santi, nella stessa comunione, perché lo Spirito Santo nella misericordia di Dio ci ha recuperato come quei santi. È lo stesso amore di Dio che passa in noi, come in loro. | |
![]() | Parete destra |
Lo sfondo su cui è collocato il tabernacolo è nero, il colore della notte, di ciò che si oppone alla luce, è ciò che crea il clima dove il nemico può seminare e mietere. Quando Mosè uscì dall’Egitto era notte, quando Cristo nacque era notte, così come quando morì e risorse a dire che noi incontriamo Cristo nella sua azione salvifica su di noi, che siamo nella notte senza di Lui. Nello sfondo nero del tabernacolo si vede anche dell’oro, per ricordare che non incontriamo Cristo sulle cime della nostra devozione e perfezione, ma nelle bassezze della nostra piccolezza e delle nostre cadute. | |
![]() | Parete centrale |
Sulla parete accanto all’uscita ci sono due scene dipinte secondo la tecnica antichissima della pittura a secco: una è descritta nel vangelo e l’altra negli Atti degli Apostoli. La prima narra l’episodio in cui Cristo venne chiamato in una famiglia dove c’era una giovane ragazza morta, a cui Cristo, prendendola per mano, si rivolse dicendo: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». (Mc 5,41). Così Cristo fa uscire dalla morte la fanciulla. L’altra scena si rifà all’episodio degli Atti degli Apostoli (At 9,36-43) in cui si narra di Pietro che a Giaffa risuscita una donna chiamata Tabità, la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine (9,36). Pietro appoggia i suoi piedi su quelli di Cristo, come fanno i bimbi piccoli quando imparano a camminare, appoggiando i loro piedi su quelli dei loro genitori, e fanno così i loro primi passi. Pietro si trova in Cristo, e qui si vede che impara a fare i primi passi con Cristo, al modo di Cristo. I discepoli, sentendo dell’arrivo di Pietro lo mandano a chiamare, invitandolo a raggiungerli nella casa di Tabità, ormai morta. E Pietro va, sale nella stanza del piano superiore dove si trova Tabità e, probabilmente ricordandosi i gesti fatti da Cristo, li ripete, essendo in Cristo, al modo di Cristo. Questo dice in sintesi in che cosa consiste la vita cristiana: nel manifestare Cristo attraverso i propri gesti, il proprio modo di pensare, di parlare. Ed è quello che qui fa Pietro facendo i gesti di Cristo. Pietro sale, si ricorda e fa lo stesso gesto di Cristo. Da dentro fa lo stesso gesto. Questa è la vita cristiana: manifestare Cristo attraverso i nostri gesti, il nostro modo di pensare, di parlare. | |
![]() | Parete sinistra |
Uscendo dalla cappella si incontra un’altra pittura che rappresenta uno stupendo esempio di accoglienza narrato nell’Antico Testamento (cf Gen 18,1-16): la visita dei tre misteriosi personaggi alle querce di Mamre ad Abramo e Sara. L’Eucarestia è come il cibo e si mangia ciò che si diventa. Si mangia la Comunione, si mangia il modo di Cristo di essere, di vivere l’umanità. Uscendo dalla chiesa, il dono ricevuto nell’eucarestia – per la misericordia e l’amore generoso di Dio e senza alcun merito da parte di chi lo riceve – dovrebbe manifestarsi nella vita di ciascuno. | |
![]() | Parete di fondo |
Le due vetrate sono semplicemente un filtro di colore. Ricordiamo che per i cristiani la Chiesa è il Corpo di Cristo, nel quale si entra da morti e si risuscita. Questo avviene nel battesimo. Anche ciò che entra nella chiesa deve prima morire e resuscitare, se non risuscita non è per la chiesa. I cristiani hanno fatto fare questo passaggio anche alla luce del sole: le vetrate fanno da filtro alla luce esterna, che muore e risuscita all’intero come nuova luce, come se si rivestisse del vestito delle nozze, quell’abito che fa prender parte alle nozze (cf Mt 22,1-13). La luce, passando il filtro delle vetrate assumerà un tono caldo, di color oro, giallo, arancione ecc. E la luce vera è Cristo. | |
![]() | Parete sinistra |
Le lampade appese sono a forma d’uovo, fatte in questo modo ricordando che nel primo millennio le cripte delle antiche chiese venivano illuminate riempiendo di cera le uova di struzzo. Questo veniva fatto oltre che per un motivo molto pratico – queste uova infatti hanno un odore che respinge gli insetti, i ragni, le zanzare, eccetera – anche per un motivo più profondo. L’uovo, infatti, è il simbolo della vita che si risveglia dopo la morte, perché sembra una pietra, ma da esso esce una vita. Richiama la risurrezione di Cristo – l’unica luce senza tramonto, che non si spegne più – infatti il guscio rimanda alla tomba da cui Cristo è uscito vivo, l’uovo parla della vita che nasce. Queste lampade non fanno vedere la fonte della luce, ma solo il suo riflesso attraverso queste uova dorate. Una lampada è sempre accesa, è una fiamma viva che fa vedere l’Agnello, ritto sul trono, rendendo chiaro immediatamente dove ci si trova: nella piazza d’oro di cui parla Apocalisse (cf Ap 21,21). | |
![]() | Cappella |