ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO
/
Asolo (TV)

CENTRO DI SPIRITUALITÀ S. DOROTEA AD ASOLO [2015>2016]

Indirizzo
Via Sottocastello, 11 - 31011 Asolo (TV), Italia
Telefono
Parola chiave
Altri Angeli, ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO, ANGELI, CRISTO IN GLORIA, DEISIS, Giovanni Battista, Guarigione del cieco nato, MARIA MADRE DI DIO, Maria Orante, MINISTERO E MIRACOLI DI GESÙ, Pantocratore, S. coniugi Martin, S. Dorotea, S. Veronica, SANTI E BEATI

 

 

 

 

 

 

Nel dicembre 2015 sono stati realizzati mosaico,arredi e vetrate riguardanti la Cappella dell’Annunciazione, con l’abside, con la scena di Cristo in Gloria, e il lato destro, con l’angelo.
Nell’aprile 2016 l’opera è stata completata con il lato sinistro, con la scena della Veronica e le due pareti di fondo con scene della Guarigione del cieco nato e della donna che riveste il povero.

 

 

CAPPELLA DELL’ANNUNCIAZIONE
 

Chi entra nella cappella nota subito come l’asse di profondità, cioè l’asse che disegna il senso escatologico, che porta all’altare e all’abside, sia quella minima: è l’asse che ci rimanda la dimensione verticale della storia della salvezza, ossia la relazione tra Dio Padre e gli uomini. Accorciando
in questo modo la distanza, si fa vedere come questa dimensione escatologica ci viene incontro, anzi in essa siamo coinvolti ogni qual volta celebriamo l’Eucaristia.
È uno spazio organico, non squadrato, che fa vedere che anche le pareti non sono morte ma contribuiscono a creare uno spazio che respira. L’andamento del muro fa sì che la cappella assuma l’aspetto di un grembo: è il grembo della Chiesa che ci è madre e dalla quale rinasciamo a vita nuova attraverso le acque battesimali; è il grembo in cui si continua a tessere il legame tra il nostro uomo nuovo e Cristo, in cui si cerca sempre più di scoprire il nesso tra la propria vita e quella di Cristo o, meglio, tra la vita di Cristo e la propria.Di questo progetto organico fanno parte anche i banchi: non essendo geometricamente diritti, fanno vedere che la Chiesa è un organismo e aiutano a sentirsi parte di esso. È un’appartenenza vissuta da uomini nuovi, risorti dalle acque battesimali: proprio per ricordare che la nostra vera identità è quella dei risorti, i banchi sono stati fatti senza inginocchiatoi, perché la posizione dei risorti è la posizione eretta, in piedi. Alla liturgia, che è ingresso nell’ottavo giorno, nel Regno, si partecipa da risorti.

Abside
Veduta d’insieme
Dicembre 2015

 

Entrando, si vede dietro l’altare la Piazza d’oro: Cristo nell’escalation sul trono con la Madre e Giovanni Battista, in atteggiamento di deisis, di adorazione e intercessione, mentre invocano la seconda venuta di Cristo. Cristo è rappresentato come se stesse scendendo dal trono perché già sta venendo, il Regno è già presente nella storia.

Dietro Maria, troviamo il cieco guarito, l’uomo nuovo che è già nel Regno, perché con il battesimo la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3), e i coniugi Martin, che hanno vissuto la santità del quotidiano, senza far nulla di particolare, perché essendoci e amandosi già compiono la via della salvezza.

Dall’altra parte dietro San Giovanni battista, la donna che ha rivestito il povero, il cui gesto d’amore le ha aperto le porte della Gerusalemme Celeste, perché quanto vissuto nell’amore entra nell’eternità, e dietro si intravede santa Dorotea, patrona dell’Istituto, con la palma del martirio e le mele.

Abside
Cristo in gloria con la Madre di Dio, san Giovanni Battista e altri santi in Deisis
Dicembre 2015

 

Il tabernacolo è evidenziato come si faceva nel Medioevo gotico, con la torre eucaristica.

Sulla porta del tabernacolo troviamo tre croci: una totalmente d’oro, una con la ferita e una bianca, a
indicare le Tre Persone della Trinità.

Inoltre c’è una miniatura dell’Annunciazione, da cui tutto ha inizio: è con l’Incarnazione del Verbo che diviene possibile la divinoumanità. Maria è attraversata dal rotolo della Parola che diviene ombra che la copre e la rende madre; tra le mani tiene il gomitolo con cui tesse il corpo al Figlio di Dio. Da lei Cristo riceve la veste del corpo, cioè l’umanità. Da Lui Maria è rivestita della veste di gloria che Adamo aveva perduto con il peccato: per questo indossa un manto rosso, simbolo della divinità.

Tabernacolo
Annunciazione
Dicembre 2015

 

L’ostensorio è a forma di nave con l’albero maestro a forma di croce a cui è attaccata la vela gonfiata dallo Spirito Santo. Quando Cristo morì in croce donò lo Spirito che la Chiesa ha accolto. Fin dall’antichità la nave è simbolo della Chiesa. Qui si contempla che la Chiesa è il Corpo di Cristo, è l’umanità di Cristo mossa e gonfia dello Spirito Santo. Ma la Chiesa siamo noi uniti in un’unica comunione dalla vita di Cristo: adorare il Santissimo significa allora contemplare ciò che anche noi
siamo, ossia unico Corpo di Cristo.

Ostensorio
Dicembre 2015

 

Nell’architettura liturgica la struttura dell’altare simbolizza la mensa dell’Ultima Cena e il Calvario, ossia è il luogo della cena e del sacrificio insieme. Questa unità è inscritta nella forma stessa dell’altare che attinge alla tradizione: il cubo, il cui sviluppo geometrico è la croce. Il cubo, così come il quadrato, ricordano che ci accostiamo a una mensa disponibile a “tutti i quattro angoli della terra”, in egual misura. L’altare inoltre è di pietra, perché la pietra è Cristo (cfr. Ef 2, 20); è unico, perché uno è Cristo e unico il suo sacrificio; è centrale perché l’altare stesso è Cristo e Cristo è il centro dell’universo.
Qui entriamo nel Regno e da qui torniamo nel mondo avendo mangiato ciò che abbiamo offerto, pane e vino insieme a tutta la nostra vita, che sono diventati Corpo e Sangue di Cristo, affinché il mondo non ci soffochi.

I candelabri sono fatti nella forma dell’uovo rotto, perché nell’antichità si illuminavano le cripte con l’uovo di struzzo tagliato, riempito di cera e acceso, proprio perché l’uovo era simbolo della risurrezione, della vita del Cristo risorto, della vita senza tramonto. Allora questa è la luce che non si spegne più, questa è la luce dell’ottavo giorno. La lampada sull’altare, in più, è appoggiata su un anello, simbolo
di nuzialità, perché in Giovanni viene detto che Cristo è lo Sposo che separa l’umanità dalla notte e la unisce alla luce. Anche dal punto di vista architettonico la cappella aiuta a comprendere che noi non siamo di fronte a Cristo, ma in Cristo e qual è il senso ultimo, l’orizzonte di tutto. Fine ma al tempo stesso principio.

Altare
Dicembre 2015

 

Siamo soliti vedere l’ambone vicino all’altare e rivolto verso l’assemblea. Qui sembra che ce ne siano due. In realtà questo vuole essere un richiamo della tradizione in cui l’ambone, che era un vero e
proprio monumento che simboleggiava il giardino della risurrezione di Cristo, era unico ma presentava due o tre logge, orientate diversamente, indipendentemente da dove era la gente: la loggia
delle letture rivolta verso l’abside, e la loggia del Vangelo orientata da sud a nord, dal sole all’oscurità. Per questo qui troviamo una loggia al centro dell’aula eucaristica, da cui si proclamano le letture e il salmo, orientata verso l’abside e verso l’altare, che ricorda come tutte le Scritture trovano compimento in Cristo, tutte spiegano Cristo, e si possono comprendere solo tenendo lo sguardo fisso in
Cristo. La loggia del Vangelo invece porta a compiere il movimento contrario: da Cristo a noi, in quanto è Lui, il Logos, la Parola fatta carne, che per primo viene verso di noi.

Ambone
Dicembre 2015

 

Cristo sulla croce si addormenta e nello stesso tempo cammina verso il Padre: come dal sonno di Adamo nacque Eva, così nel sonno di Cristo-Nuovo Adamo nasce la Nuova Eva, l’umanità nuova, la Chiesa.
Non si può guardare la croce senza fare memoria della risurrezione, qui rappresentata alla base secondo il modulo dell’anastasis (che significa “Colui che risorge e fa risorgere”), ossia il modulo della discesa agli inferi. Cristo entra nella morte e va ad assumere nei progenitori tutta l’umanità, anche quella
morta, compiendo così fino in fondo l’incarnazione. Adamo ed Eva sono afferrati da Cristo per i polsi, perché è il punto in cui si misura il battito della vita, e ricondotti alla casa del Padre.
Questa è la risurrezione: il passaggio a un’altra vita, di una qualità superiore, la vita della figliolanza. In Cristo questo passaggio dalla storia alla gloria, al Regno è stato aperto una volta per tutte.

Crocifisso
Dicembre 2015

 

L’uomo nuovo è l’uomo incorporato in Cristo, l’uomo che è capace dei gesti di Cristo ed è chiamato a
rivelare la vita che ha ricevuto, a lasciare emergere in sé il Volto di Cristo. L’umanità dell’uomo nuovo
diventa teofanica: Dio si manifesta attraverso la nostra umanità, la nostra corporeità.
La Veronica ha fatto un gesto di carità verso Dio e Dio le ha lasciato la sua impronta. Il mosaico è fatto
in modo tale che lei si rivesta di questa impronta: lei si riveste di Cristo così come chi è battezzato
è rivestito di Cristo. Ma essere rivestiti di Cristo significa che la nostra corporeità, la nostra umanità
– il vestito è il prolungamento del corpo – diviene capace dei gesti dell’amore che non tramonta, che
rimane.

Lato sinistro
Veronica
Aprile 2016

 

Nell’iconografia cristiana l’angelo indica sempre la presenza di Dio.
Con una mano tiene una lampada accesa, mentre nell’altra ha un bastone che termina con tre foglie, simbolo, nel Medioevo, delle Persone della Santissima Trinità.
Accanto alla torre eucaristica, testimonia che lì è presente Dio.

Lato destro
Angelo
Dicembre 2015

 

La presenza dell’acquasantiera all’ingresso della cappella ci ricorda che nella Chiesa si entra attraverso la propria morte e risurrezione: diviene perenne memoria del battesimo. Memoria di questo passaggio battesimale è anche la porta: si entra, si passa la soglia ricordando che si appartiene a una vita di una qualità nuova e non più alla vita del mondo. Come si legge nel Vangelo di Giovanni al
capitolo 10, la porta è Cristo: noi entriamo nella Chiesa attraverso Cristo, attraverso la Sua morte e risurrezione siamo innestati in Lui.
Ogni cosa che entra nella Chiesa vive questo passaggio: per questo anche le vetrate sono molto importanti, perché fanno vedere un filtro, dove la luce del mondo muore e rinasce a un’altra luce, perché è nella luce di Cristo che noi vediamo la luce.

Parete di fondo
Acquasantiera
Aprile 2016

 

Entrando sulla sinistra si trova la parete con la guarigione del cieco nato (Gv 9), immagine biblica della rigenerazione dell’uomo, della nuova creazione: come all’inizio Dio crea l’uomo con la terra e il soffio, il Suo Spirito, così anche qui il cieco è guarito con il fango, ottenuto dalla terra e dalla saliva, che è la condensa del soffio: il processo è lo stesso, l’unione tra il materiale dei primi cinque giorni della creazione e qualcosa di vivo, di personale che viene da Dio. Viene così sottolineato che l’uomo redento da Cristo è l’uomo nuovo.

Posta accanto all’acquasantiera, ci ricorda che il nostro battesimo è questa rigenerazione attraverso cui abbiamo un nuovo sguardo, un nuovo pensiero, un nuovo sentimento, una nuova mentalità.
Il cieco tiene da solo il fango con cui Cristo lo sta guarendo, perché la salvezza non è automatica, ma coinvolge l’uomo con la libera adesione. Inoltre il gesto del cieco sembra un gesto d’offerta: è l’offerta a Cristo della terra che noi siamo, di tutta la nostra vita. Di fronte al cieco, Cristo guarisce attraverso il gesto e attraverso la Parola: infatti nella mano sinistra Cristo tiene il rotolo della Parola, Lui che è la Parola fatta carne (cfr. Gv 1). Fino a questo momento il cieco solo sentiva, ma ora riesce anche a vedere: è l’esperienza di Giobbe che dice “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto” (Gb 42, 5). Dopo l’incarnazione, noi siamo la generazione degli occhi e non più dell’udito.

Parete di fondo sinistra
La guarig
ione del cieco nato
Aprile 2016

 

Il brano di riferimento rappresentato nella parte di fondo destra è la parabola del giudizio finale, al capitolo 25 del Vangelo di Matteo, che è indirizzata a tutti, anche a chi non conosce Cristo. Qui vediamo la donna che riveste il povero, una persona che fa del bene a un’altra, e non è detto che sia un battezzato, ma questo gesto è già un prepararsi per il Regno, perché è includere l’altro nell’amore. E quanto vissuto nell’amore entra nel Regno, nella Vita eterna.
Letta accanto alla scena del cieco che accoglie Cristo, questa scena mostra la persona che, agendo secondo il meglio di sé, sta preparando con i suoi gesti la venuta del Signore.
Possiamo però vedere qui anche la persona che è già nel Corpo di Cristo e che, attraverso i gesti compiuti verso l’altro, realizza lo stesso gesto della Veronica nei confronti di Cristo stesso. Questo diviene un gesto teofanico: ogni gesto compiuto nell’amore, infatti, diventa rivelazione di Cristo.

Parete di fondo destra
La donna che riveste il povero
Aprile 2016

Premi qui per accedere alle IMMAGINI e alla DESCRIZIONE delle opera
Arredi
Intarsi
Mosaici
Pittura
Sculture
Vetrate