ANGELI
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EUROPA

CHIESA DEI SANTI GIACOMO E GIOVANNI A MILANO [2002]

Indirizzo
Via Giuseppe Meda, 50 - 20141 Milano
Telefono
Parola chiave
Altri Angeli, ANGELI, APOSTOLI ED EVANGELISTI, DEISIS, Giovanni e Giacomo, La tomba vuota, MARIA MADRE DI DIO, MINISTERO E MIRACOLI DI GESÙ, Pietro, Trasfigurazione

Nella sua composizione di fondo, il mosaico della chiesa dei santi Giacomo e Giovanni attinge alla rivelazione dei vangeli della Trasfigurazione sul monte e all’interpretazione teologico-dogmatica dei Padri, che hanno visto nella Trasfigurazione la chiave di lettura del mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo, come mistero centrale anche per la vita dell’uomo.
Allo stesso tempo è un mosaico segnato dal tempo in cui viviamo, dall’arte del nostro tempo, da quelle correnti artistiche che optano per il materiale piuttosto che per il virtuale, che credono che già il materiale sia un linguaggio autonomo con cui l’arte può parlare e che il colore rimane la forza principale dell’espressione. Il mosaico si pone come elemento costitutivo di tutto lo spazio del santuario. Dovrebbe essere il vero sfondo organico di ogni celebrazione che in questo presbiterio si celebra. Perciò si deve presentare con una certa totalità, per accogliere ogni manifestazione liturgica, con la quale instaura un rapporto non descrittivo, illustrativo, ma da simbolo.
La Trasfigurazione sul monte è un evento che unisce i due Testamenti, l’Antico e il Nuovo, e dischiude lo sfondo trinitario della nostra fede. Mosè è l’esodo che introduce l’esodo della croce, è la legge scritta che, abolita, viene rinnovata nello Spirito. Elia è la legge naturale che il peccato ha ridotto al nulla. Entrambe, come dice Andrea di Creta, scompaiono, nascoste dal sole del Vangelo: oppure sono illuminate da Lui e attratte verso l’alto: o meglio ancora, raccolte in un solo mistero con il Sole stesso. Per Teofane Cerameo, un vescovo innografo bizantino, Elia rappresenta il cielo dove si è innalzato e Mosè gli inferi in cui è sceso, mentre i tre apostoli rappresentano la terra.
In alto, la mano teofanica di Dio Padre si apre in un dono totale verso il creato e verso l’umanità. Noi non vediamo il volto del Padre, ma lo conosciamo attraverso la sua opera, cioè la creazione e la redenzione, la sua mano che opera. La mano che ci benedice con ogni benedizione dal cielo è aperta in modo tale da non poter trattenere niente, per indicare che si tratta di un dono assoluto e che non chiede niente per sé. Difatti scorre un flusso dal cielo, dalla mano, flusso che è la vita stessa di Dio, lo Spirito Santo: è lo Spirito Santo a comunicarci l’amore personale di Dio Padre e a farci partecipi nel Figlio della figliolanza. Solo lo Spirito Santo ci rivela Cristo come Signore e Salvatore.
Cristo è spostato dal centro della parete, in modo che nell’asse centrale appaia il rapporto tra Padre, Spirito e Figlio, dal momento che la Trasfigurazione è una manifestazione della Trinità. Gregorio Palamas afferma: “Accompagnando il Signore, totalmente invisibili, si trovavano là il Padre e lo Spirito Santo, uno testimoniando con la propria voce che ‘Questo è il Figlio mio prediletto’, l’altro, illuminando con la sua nube luminosa per mostrare che il Figlio era della stessa natura di Lui, il Padre, e che la luce era una sola. Perché la loro ricchezza è la loro comune natura e l’unica fonte dell’unico splendore”.

Parte centrale
Trasfigurazione
Dicembre 2002

 

Cristo nelle vesti bianche rigonfie e mosse dallo Spirito si trova in una mandorla blu che qui è scomposta. L’antica rappresentazione di Cristo nella Trasfigurazione all’interno di una mandorla blu scuro indicava prevalentemente due cose: da un lato che Lui si rivela come Dio, e dunque è inaccessibile alla nostra mente, perciò il buio fitto; dall’altro, manifestava una visione teologica ancora più forte, cioè che Cristo nella luce del monte Tabor è la vera luce, il vero sole, e che il sole del cosmo si oscura davanti alla sua luce. Non solo: le tenebre del mondo, anche quelle che sommergeranno Cristo nella passione, non resistono di fronte all’assolutezza del suo chiarore e si frantumano in mille pezzi. Le vesti diventate bianche e splendenti suggeriscono che ciò che appartiene alla terra, all’umanità, alla cultura – ciò che Cristo condivide con tutti gli uomini – diventa bello, trasparente: né la cultura, né nessun’altra cosa della sua umanità può impedire di vedere la sua divinità. Si manifesta così in anticipo il mistero dell’eucaristia: nel pane e nel vino, come nelle vesti bianche del suo corpo, il Signore è presente nella pienezza della sua divinità, la carne di Cristo è inseparabile dalla sua essenza divina.
Andrea di Creta identifica le vesti bianche con le Scritture: purificate e illuminate dallo Spirito, sono contemplate da quelli che amano le cose divine come Dio stesso. Il volto di Cristo risplende come quello di Dio, è Luce da Luce vera, e questa è una profezia della risurrezione di Cristo, rivelazione della divinizzazione della nostra natura.
La Trasfigurazione, dice Pavel Evdokimov “di fatto, è quella degli apostoli, i quali per un istante ‘passarono dalla carne allo spirito’ e ricevettero la grazia di vedere l’umanità del Cristo come un corpo di luce, di contemplare la gloria del Signore nascosta sotto la sua kenosi e bruscamente svelata ai loro occhi disincantati”. Dal lato destro vediamo san Giacomo che, con il mantello, si crea come un velo per proteggersi davanti alla luce: è una figura forte, in movimento, una figura energica perché di lui viene scritto che era chiamato insieme al fratello Boanerghes, cioè “figli del tuono”. Con il rotolo del libro che stringe fortemente in pugno e con il velo allude alla grande simbologia della conoscenza di Dio, della sua parola, così come la spiega san Paolo nelle sue lettere.

Cristo trasfigurato
Dicembre 2002

 

Al lato sinistro di Cristo vediamo Giovanni, con la mano sul petto, nell’antico gesto che indica la contemplazione. Giovanni si trova tra Cristo e la grande croce, dato che sarà lui l’evangelista che riuscirà a unire la croce e la gloria di Dio. Giovanni, come contemplativo, è più asciutto di Giacomo, che è più “agitato”, più attivo. Giovanni indica con la mano destra verso la Madre di Dio con la quale riceverà dal Salvatore, essendo presente con lei ai piedi della croce, un reciproco affidamento.
San Pietro è seduto e indica il luogo per piantare tre tende. Dice ancora Evdokimov: “Strabiliato dalla visione, Pietro voleva ‘piantare le tende’ ed installarsi nella Parusia, nel Regno, prima della fine della storia… Si vede perché la domanda di Pietro non ha ricevuto risposta: è attraverso la Croce che viene la Risurrezione e il Regno e bisogna condurvi ‘tutto l’insieme della creazione’. Dopo la breve irruzione dell’Ottavo Giorno, è alla sua luce che bisogna riprendere la missione apostolica, ritrovare il mondo e discendere nel suo inferno”. Pietro è scalzo, come Giacomo, per indicare che si sente bene, che si sente a casa. Infatti, il mondo trasfigurato in Cristo è il vero ambiente per l’uomo redento. Perciò tutta la parete è composta sullo schema di tre tende. Sin dall’Antico Testamento la tenda significava abitazione, casa, dimora degli uomini e di Dio. Cristo trasfigurato è “l’ambito” in cui Dio e l’uomo abitano in un’unione inseparabile.

Parte sinistra
Apostoli Pietro e Giovanni, e Maria
Dicembre 2002

 

Le corde e la iuta, inserite nel mosaico come materiali che partecipano all’opera d’arte, vogliono ancora di più sottolineare il lavoro umano, l’abitazione umana che partecipa alla trasfigurazione del mondo, divenendo una dimora piacevole, bella. Nelle grandi zone bianche vediamo come delle reminiscenze del cosmo, o delle allusioni alle culture antiche nei colori oro, verde, rosso, blu che contribuiscono alla costellazione estetica, armonica e festosa dell’intera parete, indicando così che il mondo e le culture e tutto ciò che appartiene all’uomo è coinvolto nella trasfigurazione di Cristo. Perché anche le culture, entrando in Cristo, partecipano alla trasfigurazione e vivranno la loro risurrezione.
Il mistero della Trasfigurazione si realizza nella Pasqua, nella morte e risurrezione di Cristo, vero Dio e vero uomo. Perciò al lato sinistro vediamo la Madre di Dio che, nel suo umile atteggiamento contemplativo, indica la via della vita che è la croce.

Parte destra
L
‘apostolo Giacomo e angelo
Dicembre 2002

 

Al lato destro – accanto a san Giacomo – troviamo l’angelo che con un gesto energico indica le bende bianche della tomba vuota del Cristo risorto. Il mistero della vita dell’uomo non finisce sulla croce, ma è la risurrezione ad essere il termine della parabola dell’uomo. Non si può giungere alla domenica di Pasqua evitando il venerdì santo. E non si può separare la croce dalla tomba vuota.

Vergine Maria accanto alla Croce
Dicembre 2002

 

 

Angelo accanto alla tomba vuota
Dicembre 2002

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