| Nell’aprile 2022 presso la chiesa di Santa Maria alla Bicocca è stata realizzata la Cappella dei risorti in Cristo con la parete in mosaico raffigurante le due scene di Talità kum e Tabità. |
CAPPELLA DEI RISORTI IN CRISTO | |
La cappella in cui è stato realizzato il mosaico richiama la spiritualità del Beato Francesco Faà di Bruno (Alessandria 29 marzo 1825- Torino 27 marzo 1888), compatrono della parrocchia, ferito in combattimento nella battaglia di Novara del 23 marzo 1849. Profondamente colpito dalle vicende militari precedenti alla sua ordinazione sacerdotale, il beato fu sempre sensibile al tema della preghiera di suffragio per i defunti. | |
![]() | Cappella |
La scena rappresenta contemporaneamente due racconti neotestamentari: uno narrato nel Vangelo di Marco (Mc 5,21-43) in cui Cristo risuscita la figlia di Giairo e l’altro narrato in Atti degli Apostoli (At 9, 36-43) in cui in maniera analoga a Cristo, Pietro risuscita Tabità, nella città di Giaffa. Attraverso la scelta di tali immagini bibliche si vuole significare che Cristo ridona all’uomo non solo la vita biologica ma la vita filiale che unisce la persona con il Padre, in Cristo. La mano tesa di Cristo che prende per la mano la fanciulla, alla quale rivolge le parole riportate in Mc 5, 43 “Talità kum“, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”, richiama la scena di Gen 2,22 in cui Dio conduce la donna all’uomo, riscontrabile nell’iconografia antica fino al XXII-XXIII secolo ( ad es. nel ciclo della Creazione del Duomo di Monreale). In questo modo viene mostrato come l’umanità é la sposa dello Sposo che é Cristo, capo Inserendo Pietro dentro Cristo si fa vedere come gli Atti degli Apostoli sono il prolungamento nella storia dell’azione salvifica di Cristo. E tale é la missione della Chiesa nel mondo: manifestare Cristo come la Salvezza del mondo, il datore della Vita, lo Sposo definitivo dell’umanità. La figura di Pietro é collocata proprio in sovrapposizione alla figura di Cristo, senza mai esaurirne la statura: i piedi di Pietro sono sui piedi di Cristo, la sua mano destra sulla destra di Cristo che già presenta la ferita glorificata del Risorto e tiene in mano il rotolo della Parola. Non a partire da sé ma in forza della Parola, manifestando nella Chiesa i gesti del Risorto, l’apostolo compie lo stesso gesto di Cristo prendendo Tabità per il polso. Si richiama così un’altra scena cara all’iconografia antica, quella della discesa agli inferi in cui Cristo | |
![]() | Parete |
Mediante tale sovrapposizione delle due scene non solo si vuole sottolineare l’opera della Chiesa come prolungamento nella storia dell’azione di Cristo ma anche il fatto che la Salvezza, come dice Paolo nelle sue lettere, consiste proprio nell’essere in Cristo Gesù, in Lui innestati, incorporati; fuori di Cristo é la morte. Solo in Lui opera la vita in pienezza come relazione di amore con il Padre, il Lui che si é definito la Vita stessa (cfr Gv 1,4; 11,25; 14,6). In una cappella che vuole sottolineare la Grazia di Dio che opera nel tempo della prova, della malattia e della morte é fondamentale riconoscere che l’esito finale per chi si rivolge e si affida a Cristo non é la tomba ma l’essere innalzato a un altro livello di esistenza, trasfigurata, pasquale. |