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Nel dicembre 2016 sono stati realizzati i mosaici della parete centrale con la scena principale della discesa agli inferi e ai due lati tre storie dall’Antico Testamento e la parabola del padre misericordioso. Sulla sinistra la cappella del Santissimo con Gerusalemme celeste e torre eucaristica. Inoltre nel marzo 2023 è stata completata la parete laterale destra con dipinti e mosaico con scene dell’Annunciazione, Nozze di Cana e Pentecoste. |
CHIESA | |
Chiesa |
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Il mosaico nell’abside della chiesa rende presente il mistero della Misericordia. |
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Parete centrale |
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Gli antichi cristiani rappresentavano Dio Padre con una mano, perché è attraverso le sue opere che lo abbiamo conosciuto. In alto vediamo la mano di Dio Padre, totalmente aperta, per donare: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio” (Gv 3,16), volto della sua Misericordia. Cristo, mandato dal Padre, scende, si incarna, attraverso la sua passione e morte e, per mezzo della croce, ora bianca, trasfigurata e rovesciata, scende negli inferi, ne sfonda le porte e va a cercare Adamo ed Eva, e in loro tutta l’umanità. Li afferra per i polsi, dove si misura la vita, gli ridà vita e li riconduce al Padre. Con la sua resurrezione Cristo attraversa la morte, ci apre la strada, nella croce bianca trasfigurata, ponte verso il cielo, per la vita nuova, eterna, donataci nel Battesimo. |
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Parete centrale |
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Nella parte sinistra della parete, sono rappresentate storie dall’Antico Testamento che ci aiutano – in quanto prefigurazione del Nuovo, oggetto della parte destra della parete – a vedere più in profondità l’opera di salvezza che Dio compie per mezzo del Figlio. Nella prima scena il patriarca Isacco, quasi cieco, è seduto, con le mani protese, pronte per benedire il figlio primogenito Esaù. Giacobbe, il figlio minore, con un inganno si finge il fratello maggiore e riceve dal padre la benedizione che non gli spettava. Approfitta infatti dell’ingenuità e superficialità del fratello Esaù dal quale comprerà il diritto all’eredità per un piatto di lenticchie. |
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Parete centrale – lato sinistro |
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Nella seconda scena vediamo proseguire la storia nella generazione successiva: Giacobbe ebbe 12 figli. Uno di questi figli era Giuseppe, poeta, sognatore un visionario, il figlio prediletto (molto amato) al quale era stata regalata una tunica preziosa dalle lunghe maniche e che nella scena lo rappresenta. Un giorno Giacobbe manda Giuseppe a cercare i suoi fratelli: una prefigurazione di Dio Padre che manderà il Figlio per radunare tutti gli uomini, cercare, tutti noi, come suoi fratelli. |
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Parete centrale – lato sinistro |
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L’ultima scena ci conduce in Egitto dove Giuseppe, venduto come schiavo, è divenuto potente amministratore dei beni del faraone. Davanti a lui vediamo i piatti vuoti dei suoi fratelli venuti a chiedere cibo in Egitto, per via della carestia che ha colpito il loro paese. Non rivelerà immediatamente la sua identità ai fratelli, ma solo quando saranno disposti a riconoscersi veramente come fratelli, per poter essere ricongiunti insieme al padre. |
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Parete centrale – lato sinistro |
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Passando alla parete sulla destra, siamo ora nel Nuovo Testamento, nella parabola del padre misericordioso (Lc 15, 11-32). |
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Parete centrale – lato destro |
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Seguendo la sua logica il figlio minore si ritrova tra i maiali: triste, solo, contempla in lontananza la casa del Padre. Ha fame, ma la sua povertà più grande è la solitudine: sente ora la nostalgia di un volto, di un gesto, di una carezza. |
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Parete centrale – lato destro |
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Decide di tornare a casa, non per essere figlio – non crede di meritarlo – ma per aver da mangiare, come gli schiavi ne hanno. Lo converte il padre, che, uscito di casa, gli corre incontro, quasi lo soffoca nel suo abbraccio e lo riveste della dignità di figlio. Ed ecco che nella terza scena, è accolto a tavola come figlio, perduto e ritrovato. Ma accanto ad un figlio seduto a tavola, c’è un figlio che sembra allontanarsene. Il figlio maggiore, rientrato dal lavoro nei campi, si chiede che cosa accada nella casa del Padre. Anche lui, in fondo, si sente un servo come il minore, anche se ha scelto di rimanere in casa. L’invidia e la gelosia ora lo portano a fuggire dalla relazione con il Padre e con il fratello, e dunque lo si vede infatti uscire dalla scena. Il padre lo segue, con mani enormi che indicano la mensa del pane e vino, la comunione, e che cercano di raggiungerlo, senza toccarlo, senza costringerlo perché l’amore è libero. L’amore è la libera adesione: il vangelo non dice quale sia l’epilogo della parabola perché è affidato alla libertà del figlio maggiore di accogliere o fuggire dall’amore del Padre, è affidato alla nostra libertà di figli. |
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Parete centrale – lato destro |
Sul lato sinistro della chiesa troviamo il tabernacolo, in forma di torre eucaristica, che si trova di fronte alla Gerusalemme Celeste: dalla Resurrezione di Cristo in poi non esiste più una preghiera eucaristica che non sia ecclesiale, cioè con il respiro della Chiesa. Ecco dunque la comunione dei santi, che vediamo sullo sfondo, simbolo della relazione eucaristica con tutti i fratelli. Sulla parte al centro Cristo, sul trono, mandato dal Padre, e ai suoi lati, in posizione di deisis, cioè di intercessione, Maria, Madre di Dio, e Giovanni Battista. |
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Lato sinistro |
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Nel tabernacolo vediamo due angeli: Gabriele, con il rotolo della Parola, e Michele con la bilancia del giudizio, che la sua mano sbilancia sempre a nostro favore, secondo la misericordia di Dio che ha tanto amato il mondo. |
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L’arredo liturgico rinnovato permette di entrare con sempre maggior profondità nel mistero che si celebra. L’ambone è la pietra rotolata via dal sepolcro vuoto e aperto, dal quale Cristo è uscito il mattino di Pasqua: la Parola che da esso viene proclamata durante la liturgia è parola del Risorto, vivificata dallo Spirito, le cui fiamme sono richiamate nella decorazione centrale dell’ambone. |
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Presbiterio |
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L’altare quadrato, simbolo del cosmo, rimanda simbolicamente ai 4 punti cardinali, alla totalità e all’universalità di questa mensa alla quale tutti sono invitati: tutti i lati del mondo si nutrono allo stesso modo della giustizia e dell’amore di Dio. |
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Presbiterio |
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La decorazione al Battistero e nei pressi dei confessionali rimanda alla “relazione” sacramentale dei due luoghi. Sono infatti rispettivamente il luogo in cui il cristiano viene generato come Figlio (nel Battesimo) e il luogo in cui si viene ogni volta ri-generati alla figliolanza mediante il perdono dei peccati per la misericordia del Padre (Riconciliazione). |
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Battistero |