ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO
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EUROPA

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA NEVE E SAN ROCCO A MARINA DI MONTEMARCIANO (AN) [2016]

Indirizzo
Via Roma, 20 - 60018 Marina di Montemarciano (AN), Italia
Telefono
Parola chiave
Adamo ed Eva, ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO, ANGELI, CRISTO IN GLORIA, DEISIS, Discesa agli inferi, Gabriele, Gerusalemme celeste, Giovanni Battista, Giuseppe d’Egitto, Giuseppe sposo della Vergine Maria, MARIA MADRE DI DIO, Maria Orante, Michele, MINISTERO E MIRACOLI DI GESÙ, Pantocratore, Parabole: figlio prodigo - Padre misericordioso, PERSONAGGI ANTICO TESTAMENTO, S. Maria Goretti, S. Nicola di Bari, SANTI E BEATI
 

 

 

 

Nel dicembre 2016 sono stati realizzati i mosaici della parete centrale con la scena principale della discesa agli inferi e ai due lati  tre storie dall’Antico Testamento e la parabola del padre misericordioso. Sulla sinistra la cappella del Santissimo con Gerusalemme celeste e torre eucaristica. Inoltre nel marzo 2023 è stata completata la parete laterale destra con dipinti e mosaico con scene dell’Annunciazione, Nozze di Cana e Pentecoste.

 

 

CHIESA 
 

Chiesa
Veduta d’insieme
Dicembre 2016

 

Il mosaico nell’abside della chiesa rende presente il mistero della Misericordia.

 

Parete centrale
Veduta d’insieme
Dicembre 2016

 

Gli antichi cristiani rappresentavano Dio Padre con una mano, perché è attraverso le sue opere che lo abbiamo conosciuto. In alto vediamo la mano di Dio Padre, totalmente aperta, per donare: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio” (Gv 3,16), volto della sua Misericordia. Cristo, mandato dal Padre, scende, si incarna, attraverso la sua passione e morte e, per mezzo della croce, ora bianca, trasfigurata e rovesciata, scende negli inferi, ne sfonda le porte e va a cercare Adamo ed Eva, e in loro tutta l’umanità. Li afferra per i polsi, dove si misura la vita, gli ridà vita e li riconduce al Padre. Con la sua resurrezione Cristo attraversa la morte, ci apre la strada, nella croce bianca trasfigurata, ponte verso il cielo, per la vita nuova, eterna, donataci nel Battesimo.

 

Parete centrale
Discesa agli inferi

Dicembre 2016

 

Nella parte sinistra della parete, sono rappresentate storie dall’Antico Testamento che ci aiutano – in quanto prefigurazione del Nuovo, oggetto della parte destra della parete – a vedere più in profondità l’opera di salvezza che Dio compie per mezzo del Figlio.

Nella prima scena il patriarca Isacco, quasi cieco, è seduto, con le mani protese, pronte per benedire il figlio primogenito Esaù. Giacobbe, il figlio minore, con un inganno si finge il fratello maggiore e riceve dal padre la benedizione che non gli spettava. Approfitta infatti dell’ingenuità e superficialità del fratello Esaù dal quale comprerà il diritto all’eredità per un piatto di lenticchie.
La promessa di Dio dunque è prima disprezzata e poi ereditata con l’inganno, perché ancora non è apparso Cristo che farà della sua primogenitura un servizio e non un privilegio (Gen 25, 29—34; Gen 27).

 

Parete centrale – lato sinistro
La primogenitura di Isacco
Dicembre 2016

 

Nella seconda scena vediamo proseguire la storia nella generazione successiva: Giacobbe ebbe 12 figli. Uno di questi figli era Giuseppe, poeta, sognatore un visionario, il figlio prediletto (molto amato) al quale era stata regalata una tunica preziosa dalle lunghe maniche e che nella scena lo rappresenta. Un giorno Giacobbe manda Giuseppe a cercare i suoi fratelli: una prefigurazione di Dio Padre che manderà il Figlio per radunare tutti gli uomini, cercare, tutti noi, come suoi fratelli.
Quando Giuseppe trova i fratelli, questi mossi dall’invidia, pensano di ucciderlo. Decidono di venderlo ai mercanti di schiavi diretti in Egitto. Ne fingono la morte spogliandolo della tunica e sporcandola col sangue di un capretto; portandola a Giacobbe questi crederà di aver perduto il figlio amato, sbranato da una bestia feroce (Gen 37-38).

 

Parete centrale – lato sinistro
Tunica di Giuseppe
Dicembre 2016

 

L’ultima scena ci conduce in Egitto dove Giuseppe, venduto come schiavo, è divenuto potente amministratore dei beni del faraone. Davanti a lui vediamo i piatti vuoti dei suoi fratelli venuti a chiedere cibo in Egitto, per via della carestia che ha colpito il loro paese. Non rivelerà immediatamente la sua identità ai fratelli, ma solo quando saranno disposti a riconoscersi veramente come fratelli, per poter essere ricongiunti insieme al padre.
Alla fine (Gen 45), Giuseppe dà la chiave di lettura della loro storia: la Misericordia di Dio ha fatto sì che il male compiuto dai fratelli verso Giuseppe potesse essere, attraverso la vita stessa di Giuseppe, lo strumento per la loro salvezza e per il ricongiungimento della famiglia intorno al padre. Dio solo trasfigura il male in bene, ricostituisce le relazioni rotte, offre il perdono senza alcun merito: solo il Padre attraverso il dono del Figlio, fattosi pane per noi, ci fa figli, amati e salvati.
Da questo annuncio siamo immediatamente spinti a guardare alla scena centrale.

 

Parete centrale – lato sinistro
Giuseppe davanti ai piatti vuoti dei fratelli

Dicembre 2016

 

Passando alla parete sulla destra, siamo ora nel Nuovo Testamento, nella parabola del padre misericordioso (Lc 15, 11-32).
Nella scena in alto, il padre è alla porta di casa e guarda il figlio minore andarsene: di questo figlio si scorgono solo alcuni particolari, perché i beni che porta via lo coprono quasi per intero. Egli reclamando la sua eredità, opponendo la sua figliolanza alla sua libertà, rompe la relazione col padre, la relazione d’amore che dona la libertà e il senso all’esistenza.

 

Parete centrale – lato destro
Il padre guarda il figlio minore andarsene
Dicembre 2016

 

Seguendo la sua logica il figlio minore si ritrova tra i maiali: triste, solo, contempla in lontananza la casa del Padre. Ha fame, ma la sua povertà più grande è la solitudine: sente ora la nostalgia di un volto, di un gesto, di una carezza.

 

Parete centrale – lato destro
Il figlio minore tra i maiali
Dicembre 2016

 

Decide di tornare a casa, non per essere figlio – non crede di meritarlo – ma per aver da mangiare, come gli schiavi ne hanno. Lo converte il padre, che, uscito di casa, gli corre incontro, quasi lo soffoca nel suo abbraccio e lo riveste della dignità di figlio. Ed ecco che nella terza scena, è accolto a tavola come figlio, perduto e ritrovato.

Ma accanto ad un figlio seduto a tavola, c’è un figlio che sembra allontanarsene. Il figlio maggiore, rientrato dal lavoro nei campi, si chiede che cosa accada nella casa del Padre. Anche lui, in fondo, si sente un servo come il minore, anche se ha scelto di rimanere in casa. L’invidia e la gelosia ora lo portano a fuggire dalla relazione con il Padre e con il fratello, e dunque lo si vede infatti uscire dalla scena. Il padre lo segue, con mani enormi che indicano la mensa del pane e vino, la comunione, e che cercano di raggiungerlo, senza toccarlo, senza costringerlo perché l’amore è libero. L’amore è la libera adesione: il vangelo non dice quale sia l’epilogo della parabola perché è affidato alla libertà del figlio maggiore di accogliere o fuggire dall’amore del Padre, è affidato alla nostra libertà di figli.

 

Parete centrale – lato destro
Il padre segue il fratello maggiore
Dicembre 2016

 

 

Sul lato sinistro della chiesa troviamo il tabernacolo, in forma di torre eucaristica, che  si trova di fronte alla Gerusalemme Celeste: dalla Resurrezione di Cristo in poi non esiste più una preghiera eucaristica che non sia ecclesiale, cioè con il respiro della Chiesa. Ecco dunque la comunione dei santi, che vediamo sullo sfondo, simbolo della relazione eucaristica con tutti i fratelli.
Il cristianesimo non è una fede individuale, ma di comunione, che ha sempre il respiro grande e profondo della Chiesa.

Sulla parte al centro Cristo, sul trono, mandato dal Padre, e ai suoi lati, in posizione di deisis, cioè di intercessione, Maria, Madre di Dio, e Giovanni Battista.
A sinistra si trovano poi Giuseppe, lo sposo di Maria, e Maria Goretti, vergine martire proveniente dalle terre marchigiane. A destra Nicola di Bari, santo che sottolinea la spiritualità del Centro Aletti improntata alla ricerca della comunione con le Chiese di Oriente.

 

Lato sinistro
Gerusalemme celeste e torre eucaristica
Dicembre 2016

 

Nel tabernacolo vediamo due angeli: Gabriele, con il rotolo della Parola, e Michele con la bilancia del giudizio, che la sua mano sbilancia sempre a nostro favore, secondo la misericordia di Dio che ha tanto amato il mondo.
Custodito all’interno, il Dono di Dio, il Figlio, vero “mandato del Padre”.


Tabernacolo
Arcangeli Gabriele e Michele
Dicembre 2016

 

L’arredo liturgico rinnovato permette di entrare con sempre maggior profondità nel mistero che si celebra.

L’ambone è la pietra rotolata via dal sepolcro vuoto e aperto, dal quale Cristo è uscito il mattino di Pasqua: la Parola che da esso viene proclamata durante la liturgia è parola del Risorto, vivificata dallo Spirito, le cui fiamme sono richiamate nella decorazione centrale dell’ambone.

Presbiterio
Ambone
Dicembre 2016

 

L’altare quadrato, simbolo del cosmo, rimanda simbolicamente ai 4 punti cardinali, alla totalità e all’universalità di questa mensa alla quale tutti sono invitati: tutti i lati del mondo si nutrono allo stesso modo della giustizia e dell’amore di Dio.

Presbiterio
Altare

Dicembre 2016

 

La decorazione al Battistero e nei pressi dei confessionali rimanda alla “relazione” sacramentale dei due luoghi. Sono infatti rispettivamente il luogo in cui il cristiano viene generato come Figlio (nel Battesimo) e il luogo in cui si viene ogni volta ri-generati alla figliolanza mediante il perdono dei peccati per la misericordia del Padre (Riconciliazione).

Battistero
Fonte battesimale
Dicembre 2016

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