ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO
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EUROPA

NUOVO SANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ A FATIMA [2007]

Indirizzo
Avenida de Dom José Alves Correia da Silva - 2496-908 Fátima, Portogallo
Parola chiave
Agnello, Altri Angeli, ALTRI PERSONAGGI NUOVO TESTAMENTO, ANGELI, APOSTOLI ED EVANGELISTI, CRISTO IN GLORIA, DEISIS, Gabriele, Gerusalemme celeste, Giovanni Battista, I dodici apostoli, MARIA MADRE DI DIO, Michele, Raffaele, S. Chiara d'Assisi, S. Elisabetta di Portogallo, S. Francesco d'Assisi, S. Francesco e Giacinta di Fatima, S. Olga, S. Pio da Pietrelcina, S. Teresa di Calcutta, S. Vladimir, SANTI E BEATI, Tutti i santi

Come ispirazione per l’opera nel presbiterio nel santuario della Santissima Trinità, sono stati scelti due elementi presenti nelle apparizioni di Fatima.

Visione d’insieme
Settembre 2007

 

Il messaggio di Fatima ha senza dubbio una dimensione apocalittica, comunicata e annunciata con molta misericordia, compassione e amore di Dio per gli uomini, soprattutto per quelli più deboli, cioè per i peccatori. Perciò il motivo conduttore del mosaico è l’inizio del cap. 22 dell’Apocalisse di san Giovanni, dove la piazza sulla quale è posto il trono di Dio e dell’Agnello è tutta d’oro. Anzi, l’intera città è d’oro. L’oro, già a partire dalla prima epoca patristica, è stato inteso come simbolo della santità e della fedeltà di Dio che non viene mai meno, come una luce sempre accesa che non tramonta più. Per questo il presbiterio ha come dominante questo tema della luce, anzi è tutto pervaso dal dinamismo della luce. La materia – la terracotta – che fa da supporto alla foglia d’oro, è plasmata manualmente, in modo da creare una ricca gamma di riflessi, di incrementi di luce. Le zone vengono animate da flussi di oro, secondo un ritmo che struttura la parete con una giusta tensione, sia verticale che orizzontale. Questa dinamica luminosa della parete è sostenuta da tre accenti di rosso, proprio per favorire ancora di più la percezione del mistero e della santità. Infatti, già dai tempi più remoti, anche il rosso, insieme con l’oro, alludeva al mondo del sacro, dello spirituale, di Dio. Tale dinamismo di giuste tensioni dovrebbe provocare nel cuore di chi sta in chiesa uno stato d’animo che accoglie la bellezza, cioè un mondo penetrato dalla luce e dall’amore, giacché da un punto di vista teologico la bellezza è l’amore realizzato. La comunione, l’amore, è dunque lo sfondo della parte decorativa della parete.

“La piazza della città è di oro puro…” (Ap 21,21)
Settembre 2007

 

A destra e a sinistra del trono e dell’Agnello si intravede, come attraverso uno scorcio, una piccola apertura sulla Gerusalemme celeste, dove si apre una prospettiva su una moltitudine di angeli e di santi. L’Agnello è in oro, perchè è Lui la Luce (cf Gv 1,4). Da Lui partono le onde di luce. I santi sono dipinti in toni di colore, ad indicare che sono nella luce, che sono dalla luce, ma che non sono la luce. Hanno ricevuto la luce, si sono lasciati illuminare e penetrare da essa. Hanno accolto il dono della vita divina, luce degli uomini, perciò il loro tempo e la loro vita è penetrato da questa luce, è trasfigurato e anch’essi fanno ormai parte del giorno senza tramonto, carico di una luce che non si spegne. Con l’oro e con i toni con cui sono dipinti i santi si voleva indicare che la realtà celeste è comunque diversa da quella fisica, otticamente percepita nel creato.

Trono dell’Agnello
Settembre 2007

 

 

“…e la sua lampada è l’Agnello…” (Ap 21,23)
Settembre 2007

 

 

“Il trono di Dio e dell’Agnello sarà in mezzo a lei…” (Ap 22,3)
Settembre 2007

 

Poiché l’impostazione artistica della parete rispetta l’antica tradizione iconografica della Gerusalemme celeste, troviamo alla nostra sinistra – cioè alla destra dell’Agnello – la Madre di Dio, alla quale qui si uniscono i beati Jacinta e Francisco e, più indietro, suor Lucia con il rosario in mano. Seguono in prima fila sei apostoli e tre arcangeli. Dietro di loro si dischiude una moltitudine di santi, tra i quali spicca l’angolo francescano, con san Francesco, santa Chiara e san padre Pio. Sono visibili inoltre i santi Vladimir e Olga, all’origine della fede cristiana nella Russia, per il particolare legame tra Fatima e questa nazione cristiana. Dall’altro lato c’è san Giovanni Battista, colui che indicò il Figlio di Dio come l’Agnello. Seguono altri sei apostoli e quattro arcangeli. Dietro, ancora una moltitudine di santi e di angeli. Tra i santi emerge santa Elisabetta di Portogallo e la santa Teresa di Calcutta. Il primo arcangelo alla nostra sinistra è Gabriele, con il rotolo della Parola di Dio, dato che è l’angelo dell’Annunciazione. L’ultimo alla nostra destra è l’arcangelo del giudizio, con la bilancia in mano. Da sotto il trono scaturisce l’acqua “limpida come cristallo” (Ap 22,1), l’acqua della vita divina, quel fiume di vita che è lo Spirito Santo che assume e penetra tutta la storia, tutti gli uomini, tutto il cosmo e che si dà da bere a fiotti abbondanti nella Chiesa attraverso la liturgia e i sacramenti, che saranno celebrati anche in questa chiesa. Poiché nella liturgia si realizza l’evento che sorregge tutta la storia, cioè la pasqua di Cristo, con essa il fiume di acqua viva penetra in noi, veniamo afferrati dal mistero che essa rende presente e siamo trasportati alla sorgente di questo fiume, alla comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, dove è la vita nel suo eterno zampillare.

“…e i suoi servi lo adoreranno” (Ap 22,3)
Settembre 2007

 

Alla destra e alla sinistra del trono e dei gruppi dei santi abbondano i rami dell’albero che danno dodici raccolti e producono frutti ogni mese e le cui foglie servono a guarire le nazioni (cf Ap 22,2).
Il secondo elemento delle apparizioni di Fatima è la familiarità con il cielo. Jacinta e Francisco hanno un irrefrenabile desiderio del cielo. Lucia rimane dispiaciuta di non potervi andare subito. Questa dimensione di familiarità con il cielo è una costante dell’autentica fede cristiana, tanto è vero che nell’eucarestia avviene una convocazione universale, transtemporale e transpaziale, della Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi che si trova convocata alla Gerusalemme celeste, a cantare il suo alleluia davanti al trono dell’Agnello (cf Ap 19,1-7) con il giusto Abele, gli antichi patriarchi, i profeti, la Madre di Dio, gli apostoli, tutti i santi e sante – dunque anche con Jacinta e Francisco – fino all’ultimo uomo che nascerà. In questa chiesa avverrà tale convocazione in modo visibile, perché nella navata sarà presente l’assemblea dei fedeli di oggi in cammino nella storia, ma tramite la liturgia gli spazi e i tempi dell’assemblea che celebra si dilatano fino a inglobare in questa coesistenza della salvezza il mondo, la storia, le culture, che si offrono per diventare lo scenario dell’intervento di Dio. Dietro l’altare, il luogo del sacrificio e della comunione, si dischiude lo sguardo sul trono del Santissimo, sull’Agnello vincitore del peccato e della morte, e i santi. E’ allora un incontro “faccia a faccia” tra la Chiesa del cielo e quella della terra. Così, in un certo senso, questa chiesa ci pone nella condizione in cui erano Francisco, Jacinta e Lucia: dalla terra e dalla storia contemplavano il cielo. E’ infatti la comunione con i santi a rendere familiare il cielo. E’ perché si ama che si apre il cielo. Per quale motivo Francisco desiderava andare in cielo se non perché aveva lì qualcuno da amare? L’Agnello di Dio è colui che fa da ponte tra la terra e il cielo: in Lui Dio ci ama e in Lui noi amiamo Dio e tutti coloro che Dio ama.

La Vergine con Giacinta, Francesco e Lucia
Settembre 2007

 

 

Particolare
Settembre 2007

 

 

Particolare
Santa Olga
Settembre 2007

 

 

Particolare
San Francesco Marto
Settembre 2007

 

 

Particolare
Settembre 2007

 

 

Particolare
Settembre 2007

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