Come ispirazione per l’opera nel presbiterio nel santuario della Santissima Trinità, sono stati scelti due elementi presenti nelle apparizioni di Fatima. | |
Visione d’insieme | |
Il messaggio di Fatima ha senza dubbio una dimensione apocalittica, comunicata e annunciata con molta misericordia, compassione e amore di Dio per gli uomini, soprattutto per quelli più deboli, cioè per i peccatori. Perciò il motivo conduttore del mosaico è l’inizio del cap. 22 dell’Apocalisse di san Giovanni, dove la piazza sulla quale è posto il trono di Dio e dell’Agnello è tutta d’oro. Anzi, l’intera città è d’oro. L’oro, già a partire dalla prima epoca patristica, è stato inteso come simbolo della santità e della fedeltà di Dio che non viene mai meno, come una luce sempre accesa che non tramonta più. Per questo il presbiterio ha come dominante questo tema della luce, anzi è tutto pervaso dal dinamismo della luce. La materia – la terracotta – che fa da supporto alla foglia d’oro, è plasmata manualmente, in modo da creare una ricca gamma di riflessi, di incrementi di luce. Le zone vengono animate da flussi di oro, secondo un ritmo che struttura la parete con una giusta tensione, sia verticale che orizzontale. Questa dinamica luminosa della parete è sostenuta da tre accenti di rosso, proprio per favorire ancora di più la percezione del mistero e della santità. Infatti, già dai tempi più remoti, anche il rosso, insieme con l’oro, alludeva al mondo del sacro, dello spirituale, di Dio. Tale dinamismo di giuste tensioni dovrebbe provocare nel cuore di chi sta in chiesa uno stato d’animo che accoglie la bellezza, cioè un mondo penetrato dalla luce e dall’amore, giacché da un punto di vista teologico la bellezza è l’amore realizzato. La comunione, l’amore, è dunque lo sfondo della parte decorativa della parete. | |
“La piazza della città è di oro puro…” (Ap 21,21) | |
A destra e a sinistra del trono e dell’Agnello si intravede, come attraverso uno scorcio, una piccola apertura sulla Gerusalemme celeste, dove si apre una prospettiva su una moltitudine di angeli e di santi. L’Agnello è in oro, perchè è Lui la Luce (cf Gv 1,4). Da Lui partono le onde di luce. I santi sono dipinti in toni di colore, ad indicare che sono nella luce, che sono dalla luce, ma che non sono la luce. Hanno ricevuto la luce, si sono lasciati illuminare e penetrare da essa. Hanno accolto il dono della vita divina, luce degli uomini, perciò il loro tempo e la loro vita è penetrato da questa luce, è trasfigurato e anch’essi fanno ormai parte del giorno senza tramonto, carico di una luce che non si spegne. Con l’oro e con i toni con cui sono dipinti i santi si voleva indicare che la realtà celeste è comunque diversa da quella fisica, otticamente percepita nel creato. | |
Trono dell’Agnello | |
| |
“…e la sua lampada è l’Agnello…” (Ap 21,23) | |
| |
“Il trono di Dio e dell’Agnello sarà in mezzo a lei…” (Ap 22,3) | |
Poiché l’impostazione artistica della parete rispetta l’antica tradizione iconografica della Gerusalemme celeste, troviamo alla nostra sinistra – cioè alla destra dell’Agnello – la Madre di Dio, alla quale qui si uniscono i beati Jacinta e Francisco e, più indietro, suor Lucia con il rosario in mano. Seguono in prima fila sei apostoli e tre arcangeli. Dietro di loro si dischiude una moltitudine di santi, tra i quali spicca l’angolo francescano, con san Francesco, santa Chiara e san padre Pio. Sono visibili inoltre i santi Vladimir e Olga, all’origine della fede cristiana nella Russia, per il particolare legame tra Fatima e questa nazione cristiana. Dall’altro lato c’è san Giovanni Battista, colui che indicò il Figlio di Dio come l’Agnello. Seguono altri sei apostoli e quattro arcangeli. Dietro, ancora una moltitudine di santi e di angeli. Tra i santi emerge santa Elisabetta di Portogallo e la santa Teresa di Calcutta. Il primo arcangelo alla nostra sinistra è Gabriele, con il rotolo della Parola di Dio, dato che è l’angelo dell’Annunciazione. L’ultimo alla nostra destra è l’arcangelo del giudizio, con la bilancia in mano. Da sotto il trono scaturisce l’acqua “limpida come cristallo” (Ap 22,1), l’acqua della vita divina, quel fiume di vita che è lo Spirito Santo che assume e penetra tutta la storia, tutti gli uomini, tutto il cosmo e che si dà da bere a fiotti abbondanti nella Chiesa attraverso la liturgia e i sacramenti, che saranno celebrati anche in questa chiesa. Poiché nella liturgia si realizza l’evento che sorregge tutta la storia, cioè la pasqua di Cristo, con essa il fiume di acqua viva penetra in noi, veniamo afferrati dal mistero che essa rende presente e siamo trasportati alla sorgente di questo fiume, alla comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, dove è la vita nel suo eterno zampillare. | |
“…e i suoi servi lo adoreranno” (Ap 22,3) | |
Alla destra e alla sinistra del trono e dei gruppi dei santi abbondano i rami dell’albero che danno dodici raccolti e producono frutti ogni mese e le cui foglie servono a guarire le nazioni (cf Ap 22,2). | |
La Vergine con Giacinta, Francesco e Lucia | |
| |
Particolare | |
| |
Particolare | |
| |
Particolare | |
| |
Particolare | |
| |
Particolare |